Quanto dura una giornata? Per una madre che lavora, almeno 27 ore. Perché per trovare un equilibrio tra cura dei figli, lavoro e altri mille impegni spesso deve fare almeno due o tre cose insieme: come un’acrobata. Non a caso, da qualche anno esiste una nuova definizione, “mamme acrobate”, che descrive perfettamente la realtà in cui vivono oggi molte donne italiane. Nel 1961, in Italia, ogni donna aveva in media 2,41 figli. Nel 2016, secondo l’Istat, ne ha 1,35. I motivi di questo calo sono tanti: attualmente una donna su due tra i 20 e i 64 anni lavora, e fare un figlio spesso significa rallentare la propria carriera o pagare a baby sitter e asili nido cifre più alte del proprio stipendio. Eppure, anche se molte con l’arrivo dei figli devono rinunciare alla professione, altre continuano a lavorare, cercando di allungare le loro giornate oltre il possibile.
E se per le dipendenti ogni giorno è una corsa a ostacoli, per le imprenditrici e le lavoratrici autonome le cose possono essere ancora più complicate: le ore dedicate ai figli si traducono in mancati guadagni o occasioni perdute. L’altra faccia della medaglia, però, è che alcune forme di lavoro autonomo, con i loro ritmi spesso modellabili e gli orari flessibili, possono essere una soluzione ideale per molte mamme, che si reinventano come blogger, designer, titolari di imprese di catering o asili nido, organizzatrici di eventi.
Le loro storie affollano i numerosissimi gruppi on line e siti nati per connettere queste donne che si rimettono
in gioco, si interrogano e cercano soluzioni per migliorare la qualità della loro vita o, semplicemente, avere un consiglio. E se è vero che una giornata non avrà mai più di 24 ore, trovare un work-life balance ottimale è possibile. Vediamo come.
Primo passo: fare networking
Chi conosce le esigenze e i problemi di una donna meglio di un’altra donna?
Tutte noi sappiamo che senza l’aiuto di amiche, madri, sorelle la nostra vita sarebbe molto più difficile. Ma a volte, il contributo più grande può venire proprio da sconosciute. Per esempio, donne che hanno in comune con noi un percorso professionale, e che possono darci ottimi consigli su come trovare o richiedere un finanziamento, individuare un esperto che ci supporti nelle questioni legali o finanziarie, sfruttare al meglio il web o i social network per promuovere la nostra attività. “Quando le donne raggiungono il successo, è una vittoria per tutti”: è con questa frase che si presenta SheMeansBusiness, programma di Facebook appena arrivato in Italia che promette grandissimi risultati. Una straordinaria finestra per le titolari di piccole o medie imprese o per chi vuole aprirne una: qui troverai informazioni, consigli, testimonianze video. Un mondo intero
da scoprire sul sito ma anche frequentando le lezioni che nel 2018 coinvolgeranno 3.500 donne con incontri di formazione in tutta Italia.
Un network presente in molte città dello Stivale è anche Rete al femminile, associazione nazionale che opera a livello locale. Grazie a questa realtà, le donne che lavorano in proprio possono conoscersi on line ma anche dal vivo, dando vita a relazioni di mentoring tra figure senior e donne all’inizio della loro vita professionale. Aiutare le giovanissime a costruirsi una strada di successo è l’obiettivo dell’Associazione Young Women Network, creata nel 2012 da volontarie che si impegnano a sostenere le professioniste junior con meeting e reti di relazioni, ma anche affidando ciascuna di loro a una mentor esperta che l’aiuti a crescere. Perché, come dice il loro motto “Assieme arriviamo più lontano”.
Secondo passo: dirsi “brava!”
Un lavoro ben fatto merita di essere premiato. E a sostenere le idee e le iniziative delle donne imprenditrici sono molti premi nel mondo e in Italia. Non sono riconoscimenti simbolici: la vincitrice dell’European Prize for
Women Innovators, scelta tra le europee che hanno creato un’impresa di successo, porterà a casa 100.000
euro. Altrettanti dollari sono invece assegnati ogni anno a ciascuna delle 6 vincitrici del Premio Cartier per
supportare le loro attività innovative e di successo. Non denaro, ma formazione di altissimo livello è quello che offre il Premio Gamma Donna, che dal 2004 sostiene l’imprenditoria femminile e giovanile. In palio per le vincitrici un Master della 24 Ore Business School, un percorso d’incubazione al Polihub del Politecnico di Milano e sei mesi di mentoring di un manager selezionato dall’associazione Valore D. Una mela d’oro, infine, è il prestigioso premio della Fondazione Marisa Bellisario, forse il primo nato per premiare le carriere femminili. Dal 1989, viene assegnato alle donne “che si distinguono nella professione, nel management, nella scienza, nell’economia, nel sociale, nella cultura e nell’informazione”.
Terzo passo: working hard
Oggi le imprese gestite da donne in Italia sono 1 milione e 330mila: un dato che è destinato a crescere.
Solo alcune di queste sono destinate a vincere premi e ottenere titoli di giornale; tutte, però, sono un grande
investimento per le loro proprietarie, che le portano avanti con energia, impegno e passione. Proprio
“Appassionate” è il titolo di un blog che racconta il mondo dell’imprenditoria femminile nelle sue tante
sfumature, raccogliendo storie di donne “che hanno fatto della loro passione un’impresa”. La passione e l’impegno: proprio questi sono i valori più importanti per un’imprenditrice. Ma per non andare sprecati devono essere supportati e protetti adeguatamente. Un’imprenditrice deve essere amante delle sfide, sapersi adattare al cambiamento, essere pronta a cogliere le novità e le sfide del mercato. Ma deve anche saper costruire basi solide, proteggendo la propria attività da ogni rischio, per iniziare una piccola, o grande, storia di successo.
Come rendere più green la tua azienda (risparmiando)
/in NewsPochi minuti al giorno per mantenersi in forma
/in News10 consigli per liberarci degli oggetti inutili
/in NewsGuidare d’inverno: controlli, pneumatici e tecniche di frenata
/in NewsSi parla di inverno e subito viene in mente la neve, anche se non è questo l’elemento con il quale gli automobilisti devono confrontarsi più di frequente in questi mesi. Per la stagione fredda auto e stile di guida vanno preparati in modo adeguato: le poche ore di luce, la possibilità di dover procedere nella nebbia e le temperature che dopo il tramonto precipitano sotto lo zero sono pericoli da non sottovalutare.
La scelta più importante: gli pneumatici
Per prima cosa dobbiamo pensare alle ruote: sbaglia chi crede che solo se nevica ci possono essere problemi, e che nel caso si possa semplicemente ricorrere alle catene. Anche la pioggia può essere insidiosa e capace di abbassare drasticamente la temperatura dell’asfalto. Le gomme classiche, definite anche “estive”, sono progettate per lavorare al meglio dai 16 gradi in su: entrano in crisi quando il termometro scende sotto i 7 gradi. Sotto questa soglia non assicurano la tenuta ideale, quindi sono possibili perdite di aderenza in curva o in frenata, soprattutto nei primi metri dopo una partenza.
Esistono tuttavia pneumatici espressamente progettati per offrire le migliori prestazioni in queste situazioni: sono chiamati invernali e hanno ben poco in comune con le gomme da neve del passato, specifiche per quell’impiego, ma che risultavano rumorose e poco adatte su asfalto. Le invernali, grazie alla particolare costruzione e alla presenza di intagli (detti lamelle) sul battistrada, sono efficaci su strade gelate e garantiscono non solo la trazione, ma anche e soprattutto stabilità e frenate sicure su percorsi innevati. Si distinguono per la presenza sui fianchi di due marcature particolari: la scritta M+S e il disegno stilizzato di una montagna con tre cime e di un fiocco di neve.
Cosa dice il Codice della strada
In tutte le zone nelle quali tra il 15 novembre e il 15 aprile sono attive le ordinanze invernali sulla circolazione (qui l’elenco completo) il loro montaggio esenta dall’obbligo, alternativo, di avere le catene a bordo. Il Codice della strada prevede che si debbano montare pneumatici uguali sullo stesso asse. In teoria è possibile equipaggiare l’auto con due pneumatici estivi e due invernali, ma questa scelta è sconsigliata perché il comportamento del veicolo risulta molto squilibrato e il rischio di perdite di controllo è ancora più marcato. In alternativa agli invernali puri, il cui costo è in media superiore di circa il 10% rispetto a quelli convenzionali, si stanno diffondendo anche pneumatici “all season”, con le stesse marcature ma con una struttura progettata per risultare efficace in ogni periodo dell’anno, evitando così il cambio stagionale. Per chi invece preferisce le classiche catene, va ricordato che è importante verificare che la loro misura sia compatibile con le dimensioni delle ruote ed è fondamentale prendere confidenza con il montaggio per evitare difficoltà nel momento del bisogno.
CASA, FAMIGLIA, LAVORO. PROFESSIONE “MAMMA ACROBATA”
/in NewsQuanto dura una giornata? Per una madre che lavora, almeno 27 ore. Perché per trovare un equilibrio tra cura dei figli, lavoro e altri mille impegni spesso deve fare almeno due o tre cose insieme: come un’acrobata. Non a caso, da qualche anno esiste una nuova definizione, “mamme acrobate”, che descrive perfettamente la realtà in cui vivono oggi molte donne italiane. Nel 1961, in Italia, ogni donna aveva in media 2,41 figli. Nel 2016, secondo l’Istat, ne ha 1,35. I motivi di questo calo sono tanti: attualmente una donna su due tra i 20 e i 64 anni lavora, e fare un figlio spesso significa rallentare la propria carriera o pagare a baby sitter e asili nido cifre più alte del proprio stipendio. Eppure, anche se molte con l’arrivo dei figli devono rinunciare alla professione, altre continuano a lavorare, cercando di allungare le loro giornate oltre il possibile.
E se per le dipendenti ogni giorno è una corsa a ostacoli, per le imprenditrici e le lavoratrici autonome le cose possono essere ancora più complicate: le ore dedicate ai figli si traducono in mancati guadagni o occasioni perdute. L’altra faccia della medaglia, però, è che alcune forme di lavoro autonomo, con i loro ritmi spesso modellabili e gli orari flessibili, possono essere una soluzione ideale per molte mamme, che si reinventano come blogger, designer, titolari di imprese di catering o asili nido, organizzatrici di eventi.
Le loro storie affollano i numerosissimi gruppi on line e siti nati per connettere queste donne che si rimettono
in gioco, si interrogano e cercano soluzioni per migliorare la qualità della loro vita o, semplicemente, avere un consiglio. E se è vero che una giornata non avrà mai più di 24 ore, trovare un work-life balance ottimale è possibile. Vediamo come.
Primo passo: fare networking
Chi conosce le esigenze e i problemi di una donna meglio di un’altra donna?
Tutte noi sappiamo che senza l’aiuto di amiche, madri, sorelle la nostra vita sarebbe molto più difficile. Ma a volte, il contributo più grande può venire proprio da sconosciute. Per esempio, donne che hanno in comune con noi un percorso professionale, e che possono darci ottimi consigli su come trovare o richiedere un finanziamento, individuare un esperto che ci supporti nelle questioni legali o finanziarie, sfruttare al meglio il web o i social network per promuovere la nostra attività. “Quando le donne raggiungono il successo, è una vittoria per tutti”: è con questa frase che si presenta SheMeansBusiness, programma di Facebook appena arrivato in Italia che promette grandissimi risultati. Una straordinaria finestra per le titolari di piccole o medie imprese o per chi vuole aprirne una: qui troverai informazioni, consigli, testimonianze video. Un mondo intero
da scoprire sul sito ma anche frequentando le lezioni che nel 2018 coinvolgeranno 3.500 donne con incontri di formazione in tutta Italia.
Un network presente in molte città dello Stivale è anche Rete al femminile, associazione nazionale che opera a livello locale. Grazie a questa realtà, le donne che lavorano in proprio possono conoscersi on line ma anche dal vivo, dando vita a relazioni di mentoring tra figure senior e donne all’inizio della loro vita professionale. Aiutare le giovanissime a costruirsi una strada di successo è l’obiettivo dell’Associazione Young Women Network, creata nel 2012 da volontarie che si impegnano a sostenere le professioniste junior con meeting e reti di relazioni, ma anche affidando ciascuna di loro a una mentor esperta che l’aiuti a crescere. Perché, come dice il loro motto “Assieme arriviamo più lontano”.
Secondo passo: dirsi “brava!”
Un lavoro ben fatto merita di essere premiato. E a sostenere le idee e le iniziative delle donne imprenditrici sono molti premi nel mondo e in Italia. Non sono riconoscimenti simbolici: la vincitrice dell’European Prize for
Women Innovators, scelta tra le europee che hanno creato un’impresa di successo, porterà a casa 100.000
euro. Altrettanti dollari sono invece assegnati ogni anno a ciascuna delle 6 vincitrici del Premio Cartier per
supportare le loro attività innovative e di successo. Non denaro, ma formazione di altissimo livello è quello che offre il Premio Gamma Donna, che dal 2004 sostiene l’imprenditoria femminile e giovanile. In palio per le vincitrici un Master della 24 Ore Business School, un percorso d’incubazione al Polihub del Politecnico di Milano e sei mesi di mentoring di un manager selezionato dall’associazione Valore D. Una mela d’oro, infine, è il prestigioso premio della Fondazione Marisa Bellisario, forse il primo nato per premiare le carriere femminili. Dal 1989, viene assegnato alle donne “che si distinguono nella professione, nel management, nella scienza, nell’economia, nel sociale, nella cultura e nell’informazione”.
Terzo passo: working hard
Oggi le imprese gestite da donne in Italia sono 1 milione e 330mila: un dato che è destinato a crescere.
Solo alcune di queste sono destinate a vincere premi e ottenere titoli di giornale; tutte, però, sono un grande
investimento per le loro proprietarie, che le portano avanti con energia, impegno e passione. Proprio
“Appassionate” è il titolo di un blog che racconta il mondo dell’imprenditoria femminile nelle sue tante
sfumature, raccogliendo storie di donne “che hanno fatto della loro passione un’impresa”. La passione e l’impegno: proprio questi sono i valori più importanti per un’imprenditrice. Ma per non andare sprecati devono essere supportati e protetti adeguatamente. Un’imprenditrice deve essere amante delle sfide, sapersi adattare al cambiamento, essere pronta a cogliere le novità e le sfide del mercato. Ma deve anche saper costruire basi solide, proteggendo la propria attività da ogni rischio, per iniziare una piccola, o grande, storia di successo.
CANI E GATTI GOURMAND: RICETTE PER VIZIARLI UN PO’
/in NewsPappe home made, sane e salutari
Oggi che siamo tutti più attenti e consapevoli che un’alimentazione sana sia necessaria al nostro benessere
psicofisico, applichiamo sempre più spesso questo principio anche alla dieta dei nostri animali.
Preparare per loro una pappa fatta in casa permette di controllare provenienza, qualità e conservazione degli ingredienti; il cibo casalingo, inoltre, non contiene additivi o conservanti ed è sempre fresco e ricco di acqua, al contrario di snack e croccantini confezionati.
Diete BARF e cucina casalinga: cosa dobbiamo sapere
Negli Stati Uniti la moda del pet food “fatto in casa” è iniziata già da qualche anno; in particolare, si è affermata la dieta BARF, sigla di Biologically Appropriate Raw Food, “cibo crudo biologicamente appropriato”. Si tratta di un’alimentazione a base di carne cruda e ossa, da molti ritenuta ideale per l’animale
in quanto molto simile a quella che avrebbe se vivesse in natura.
Quello tra gli italiani e gli animali da compagnia è un legame profondo e appassionato: nel nostro Paese, in una casa su tre, vivono un cane o un gatto. Lo dicono i dati Eurispes 2016, che ci raccontano anche un particolare: gli italiani hanno speso oltre 2 miliardi solo per l’alimentazione dei loro amici a quattro zampe. Il costo medio di ogni famiglia per il mantenimento del proprio animale, però, è calato rispetto all’anno precedente. Non sono poche, infatti, le persone che si trovano in difficoltà ad affrontare la spesa, spesso elevata, destinata al pet food. Se un tempo il cane o il gatto di casa non venivano sottoposti a visite veterinarie o si accontentavano degli avanzi della tavola, oggi non è più così. Il mercato offre cibi “su misura” calibrati anche sulla loro età, sul loro stile di vita (sedentario o attivo), sulla loro razza e, naturalmente, sui loro gusti: salmone, trota, selvaggina, vitello, pollo, verdure al vapore, riso e chi più ne ha più ne metta.
Per saperne di più consulta il sito oppure rivolgiti con fiducia al tuo Agente UnipolSai. www.unipolsai.it 4
C’è però chi non è d’accordo, perché il rischio di perforazioni a causa di ossa appuntite o intossicazioni è sì basso, ma non del tutto assente. Più semplice e piacevole, allora, è preparare in casa qualche ricetta speciale. A guidarci nel creare piatti saporiti, sani e nutrizionalmente bilanciati sono i tanti siti o blog nati per promuovere la cucina per pet. Tra i più accurati, quelli di tuttosuigatti o di cucinacasalingapercani di Katya Cervio, educatrice cinofila esperta di alimentazione per gli animali domestici. Una ricetta semplice e gustosa propone di spalmare del lardo (magari pregiato come quello di Colonnata o di Arnad) su crostini di pane. In alternativa si possono preparare deliziose palline “da re”: servono 150 g di polpa di manzo cotta in brodo di carne e poi macinata con 100 g di farina, 100 g di crusca di farro e erbe aromatiche a piacere. Una volta ottenute le nostre piccole palline, si cuociono al forno per 15-20 minuti. Al gatto piaceranno moltissimo anche
i bocconcini al salmone, che si possono preparare mescolando 100 g di filetto di salmone, 100 g di fiocchi d’avena, 150 g di farina di riso, 100 g di farina di frumento, 40 g di barbabietola cotta e un cucchiaino di erba gatta tritata. Dal composto si ricaveranno bocconcini da cuocere al forno per 15-20 minuti.
Gli ingredienti a rischio da evitare a tutti i costi
Cucinare in casa per il nostro pet non significa improvvisare, seguire le indicazioni di un esperto è fondamentale. Siamo a conoscenza di quello che può farci male, ma spesso non sappiamo cosa può far male ai nostri animali.
Qualche esempio?
Gatti e cani in salute, proprietari felici
La salute degli animali, però, non passa solo dal cibo: un buon proprietario deve essere in grado di valutare il benessere del proprio animale e capire eventuali stati di malattia o disagio. Lo stato del pelo, il comportamento e la vitalità sono segnali importanti: cambiamenti improvvisi possono essere sintomi di malessere o stress. Anche l’ambiente in cui vive deve essere adeguato, sicuro e privo di pericoli. Balconi, finestre aperte, forni e lavatrici in funzione ma anche piccoli e banali oggetti in giro per casa possono costituire un rischio. Non sottovalutiamo mai quella che per noi è la normalità. E se i nostri cani e gatti amano vagabondare per il vicinato alla ricerca di avventure, ricordiamoci che possiamo proteggerli anche fuori dalle mura domestiche: dotiamoli di un microchip sottocutaneo. Questo dispositivo, piccolo come un chicco di riso, renderà più facile ritrovarli nel caso si perdessero: una sicurezza in più per loro e una maggiore serenità per noi.
COSA È BENE SAPERE SE SEI UN NEOPATENTATO
/in NewsAuto nuova per i neopatentati?
Una nuova patente in casa è spesso motivo di apprensione, perché comporta una riorganizzazione familiare
che talvolta non riesce ad accontentare tutti. In certi casi si inizia la ricerca di un veicolo adeguato, scegliendo tra l’acquisto di un’auto nuova o di una di seconda mano, in altri ci si deve rassegnare a programmare i turni di utilizzo dell’unico veicolo di famiglia tra tutti i componenti. Qualunque sia la soluzione scelta, bisogna fare i conti con le limitazioni per i neopatentati introdotte negli anni, in particolare quelle inserite nel Codice della Strada nel 2010 e nel 2013. Prima di allora non esistevano barriere e ci si poteva mettere al volante di veicoli di ogni tipo, anche quelli più potenti, mentre oggi i neopatentati (e non solo i diciottenni) possono accedere a un bacino di automobili che deve rimanere all’interno di un determinato
rapporto tra il peso del mezzo espresso in tonnellate e la potenza, misurata in kiloWatt.
Come verificare se l’auto è adatta al neopatentato
A porre i paletti non è la cilindrata o la velocità massima, ma un calcolo matematico che si effettua dividendo la potenza per il peso dell’auto, valori che sono riportati sulla carta di circolazione. Il risultato della divisione deve essere inferiore a 55 kW/t. Non spaventatevi, questo calcolo va fatto solo per i modelli più datati, per quelli recenti invece ci sono sistemi più semplici per scoprire se si può completare l’acquisto. Innanzitutto per le auto nuove i siti web delle case automobilistiche indicano chiaramente se sono a misura di neopatentato, mentre per l’usato il rapporto è riportato direttamente sulla carta di circolazione, oppure si può conoscere digitando il numero di targa sul Portale dell’Automobilista, ottenendo una risposta in tempo reale.
Auto nuova o di seconda mano?
Per chi sceglie di acquistare un’auto per il neopatentato, non resta che decidere se comprarla nuova o di seconda mano. Di norma si tende a puntare su modelli d’occasione, una scelta giustificata dal fatto che l’assenza di esperienza può tradursi presto in qualche contatto indesiderato, più facile da accettare su una carrozzeria non in perfette condizioni. L’usato può essere quindi la scelta giusta, ma a patto di non esagerare con il risparmio, perché la sicurezza non deve mai essere persa di vista; è importante verificare che siano presenti almeno airbag e abs.
Occhio alla velocità, all’alcol e al telefonino
Le limitazioni imposte al neopatentato non riguardano solo peso e potenza dell’auto, ma anche altri aspetti legati alla guida. L’esclusione dalla possibilità di guidare modelli più performanti vale 12 mesi, ma durano tre
anni le limitazioni in tema di velocità e tasso alcolemico nel sangue. Per 36 mesi dalla data del rilascio della
patente non è possibile superare i 90 km/h su strade extraurbane e i 100 in autostrada, mentre è assolutamente vietato bere bevande alcoliche, dato che in caso di controllo il limite deve essere di 0,0 g/l.
Le regole sull’uso del telefonino in auto invece valgono per tutti, non solo per i neopatentati, ma è bene che
i diciottenni di oggi, perennemente connessi, conoscano i pericoli legati all’uso del cellulare alla guida. Basti
pensare che mandare o leggere i messaggi mentre si è al volante fa perdere l’attenzione per una media di 10 secondi, che a 100 km/h significa percorrere 280 metri “a occhi bendati”: detto in questi termini chi lo farebbe mai? Ma se l’appello alla sicurezza non bastasse, è utile ricordare che si rischiano multe fino a 647 euro e il ritiro della patente in caso di recidive. È già pronto un disegno di legge per l’ulteriore inasprimento delle sanzioni.
L’importanza di assicurazione e scatola nera
Con un giovane neopatentato in casa, meglio verificare di avere un’adeguata copertura assicurativa. Se il ragazzo o la ragazza freschi di patente utilizzano un veicolo già presente in famiglia, bisogna accertarsi che la polizza non preveda restrizioni in merito all’età dei conducenti del veicolo. In quel caso, va aggiornata.
Inoltre è meglio usufruire della sicurezza aggiuntiva offerta da Unibox, la scatola nera di UnipolSai, che garantisce un monitoraggio utilissimo per la sicurezza di tutti i conducenti dell’auto: trasmette ad esempio i dati dei km percorsi e fornisce un alert in caso di eventuali incidenti con altri veicoli, urti contro ostacoli, ribaltamenti e uscite di strada. Oltre a questi, sono molti i servizi attivabili e consultabili comodamente dall’app, come il controllo della velocità (eccessi compresi) o delle percorrenze al di fuori di un’area prestabilita.www.unipolsai.it 1
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