Previdenza complementare: cos’è e quali sono i vantaggi
Chi vuole affrontare serenamente il periodo della pensione, garantendosi una forma di reddito aggiuntivo, può trovare degli strumenti utilissimi nei sistemi di previdenza complementare. Ma come funzionano, quali sono le loro caratteristiche e i vantaggi che sono in grado di offrire?
Il sistema pensionistico pubblico
Il sistema pensionistico italiano è strutturato in base al criterio della ripartizione secondo un “contratto sociale” per cui i contributi versati dai lavoratori vengono utilizzati per pagare le pensioni a coloro che al momento ne hanno diritto. In linea generale, fatte salve alcune eccezioni, oggi per il pensionamento di vecchiaia occorre avere almeno 66 anni e 7 mesi di età e aver versato almeno 20 anni di contributi. E chi raggiunge l’ambito traguardo ha finalmente la possibilità di dedicarsi alle proprie passioni e ai propri interessi, sempre che la situazione economica lo permetta.
Per assicurarsi un reddito adeguato anche negli anni del riposo è bene cominciare a pensarci per tempo, quando ancora mancano molti anni al raggiungimento dell’età pensionabile, aderendo a forme di previdenza complementare da affiancare a quella pubblica.
I tre “pilastri” del sistema pensionistico
La previdenza complementare è il secondo pilastro del sistema pensionistico, il cui scopo è quello di integrare la previdenza obbligatoria, che rappresenta il primo. Il terzo invece è la previdenza integrativa individuale, che ciascuno può realizzare con forme di risparmio autonome (le polizze vita). L’obiettivo è assicurarsi un livello adeguato di tutela pensionistica, che si aggiunga alle prestazioni previste dal sistema pubblico di base.
Aderire alla previdenza integrativa significa accantonare regolarmente durante la vita lavorativa i propri risparmi in una forma pensionistica privata, per ottenere in futuro un reddito che garantisca maggiore sicurezza economica.
È importante attivare una forma di pensione integrativa che rispecchi le nostre esigenze e i nostri obiettivi, valutando la propria attitudine al rischio e gli anni che mancano per arrivare alla pensione pubblica.
Meglio investire da subito sul proprio futuro
Anche se possono aderire alla previdenza integrativa tutti coloro ai quali manchi almeno un anno al conseguimento del trattamento pensionistico, è all’inizio del proprio percorso professionale che si devono mettere le basi per la stabilità economica futura. Maggiore sarà il numero di anni di versamenti, infatti, maggiore sarà il capitale accumulato quando vorremo liquidare la nostra posizione.
Possono aderire lavoratori dipendenti, autonomi, liberi professionisti, soggetti senza reddito o con redditi diversi da quelli del lavoro. Al momento dell’adesione verrà aperta una posizione individuale, che sarà alimentata negli anni dai contributi versati e dai rendimenti maturati. Ogni azione andrà fatta mantenendo sempre un buon grado di flessibilità che consenta di modificare gli importi, sospendere i versamenti e, in determinate situazioni, prelevare una somma come anticipo o riscatto.
Esistono poi anche forme di adesione collettiva, grazie alle quali un gruppo di lavoratori di un’azienda / categoria / regione può sottoscrivere una forma pensionistica complementare destinando a essa le quote del TFR, maturando senza intaccare il proprio reddito mensile. Oltre al TFR, i lavoratori possono anche decidere di effettuare versamenti integrativi per avere in futuro una rendita più elevata. In questo caso, se previsto dal CCNL o da accordi collettivi, anche il datore di lavoro può essere tenuto a contribuire, ricavandone sgravi fiscali significativi. La posizione personale sarà così formata dal TFR, dai versamenti individuali volontari e dai contributi aggiuntivi del datore di lavoro.
I vantaggi della previdenza complementare
Una volta maturati i requisiti per la pensione pubblica, e dopo aver partecipato per almeno cinque anni alla previdenza complementare, potremo scegliere di convertire, totalmente o parzialmente, la nostra posizione individuale in una rendita integrativa erogata per tutta la durata della vita. L’eventuale parte non convertita in rendita sarà liquidata immediatamente in forma di capitale.
Queste forme di previdenza, oltre a costituire uno strumento importante per il mantenimento del tenore di vita al termine dell’attività lavorativa, rappresentano anche un’opportunità di risparmio con caratteristiche vantaggiose. La previdenza complementare gode infatti di un trattamento fiscale agevolato.
In primo luogo, i versamenti volontari sono deducibili dal reddito (fino ad un massimo di € 5.164). Ciò permette di abbattere l’imponibile e di beneficiare di un significativo risparmio di imposte. Facciamo un esempio concreto: un lavoratore con un reddito annuo lordo di 30.000 euro che versi un contributo annuale di 2.000 euro, avrà un risparmio “immediato” di 760 euro a fronte della deduzione di imposta che gli viene riconosciuta.
In secondo luogo, i rendimenti della gestione finanziaria sono soggetti a una tassazione agevolata rispetto ad altre forme di investimento da cui differiscono anche per l’esenzione dal pagamento dell’imposta di bollo. Infine, alla scadenza, la somma dei versamenti dedotti sarà tassata con un’aliquota molto inferiore rispetto a quella di cui si è beneficiato in corso di contratto. Tale aliquota al massimo è del 15% e si riduce progressivamente in base agli anni di appartenenza alla previdenza complementare fino a un minimo del 9%.
Insomma, conviene pensare sin da ora a strumenti efficaci e sicuri e stimolare tutti i nostri cari a farlo. E Quando finalmente potremo godere del meritato riposo, avremo una situazione economica sicuramente più stabile e soddisfacente.