Quanto dura una giornata? Per una madre che lavora, almeno 27 ore. Perché per trovare un equilibrio tra cura dei figli, lavoro e altri mille impegni spesso deve fare almeno due o tre cose insieme: come un’acrobata. Non a caso, da qualche anno esiste una nuova definizione, “mamme acrobate”, che descrive perfettamente la realtà in cui vivono oggi molte donne italiane. Nel 1961, in Italia, ogni donna aveva in media 2,41 figli. Nel 2016, secondo l’Istat, ne ha 1,35. I motivi di questo calo sono tanti: attualmente una donna su due tra i 20 e i 64 anni lavora, e fare un figlio spesso significa rallentare la propria carriera o pagare a baby sitter e asili nido cifre più alte del proprio stipendio. Eppure, anche se molte con l’arrivo dei figli devono rinunciare alla professione, altre continuano a lavorare, cercando di allungare le loro giornate oltre il possibile.
E se per le dipendenti ogni giorno è una corsa a ostacoli, per le imprenditrici e le lavoratrici autonome le cose possono essere ancora più complicate: le ore dedicate ai figli si traducono in mancati guadagni o occasioni perdute. L’altra faccia della medaglia, però, è che alcune forme di lavoro autonomo, con i loro ritmi spesso modellabili e gli orari flessibili, possono essere una soluzione ideale per molte mamme, che si reinventano come blogger, designer, titolari di imprese di catering o asili nido, organizzatrici di eventi.
Le loro storie affollano i numerosissimi gruppi on line e siti nati per connettere queste donne che si rimettono
in gioco, si interrogano e cercano soluzioni per migliorare la qualità della loro vita o, semplicemente, avere un consiglio. E se è vero che una giornata non avrà mai più di 24 ore, trovare un work-life balance ottimale è possibile. Vediamo come.
Primo passo: fare networking
Chi conosce le esigenze e i problemi di una donna meglio di un’altra donna?
Tutte noi sappiamo che senza l’aiuto di amiche, madri, sorelle la nostra vita sarebbe molto più difficile. Ma a volte, il contributo più grande può venire proprio da sconosciute. Per esempio, donne che hanno in comune con noi un percorso professionale, e che possono darci ottimi consigli su come trovare o richiedere un finanziamento, individuare un esperto che ci supporti nelle questioni legali o finanziarie, sfruttare al meglio il web o i social network per promuovere la nostra attività. “Quando le donne raggiungono il successo, è una vittoria per tutti”: è con questa frase che si presenta SheMeansBusiness, programma di Facebook appena arrivato in Italia che promette grandissimi risultati. Una straordinaria finestra per le titolari di piccole o medie imprese o per chi vuole aprirne una: qui troverai informazioni, consigli, testimonianze video. Un mondo intero
da scoprire sul sito ma anche frequentando le lezioni che nel 2018 coinvolgeranno 3.500 donne con incontri di formazione in tutta Italia.
Un network presente in molte città dello Stivale è anche Rete al femminile, associazione nazionale che opera a livello locale. Grazie a questa realtà, le donne che lavorano in proprio possono conoscersi on line ma anche dal vivo, dando vita a relazioni di mentoring tra figure senior e donne all’inizio della loro vita professionale. Aiutare le giovanissime a costruirsi una strada di successo è l’obiettivo dell’Associazione Young Women Network, creata nel 2012 da volontarie che si impegnano a sostenere le professioniste junior con meeting e reti di relazioni, ma anche affidando ciascuna di loro a una mentor esperta che l’aiuti a crescere. Perché, come dice il loro motto “Assieme arriviamo più lontano”.
Secondo passo: dirsi “brava!”
Un lavoro ben fatto merita di essere premiato. E a sostenere le idee e le iniziative delle donne imprenditrici sono molti premi nel mondo e in Italia. Non sono riconoscimenti simbolici: la vincitrice dell’European Prize for
Women Innovators, scelta tra le europee che hanno creato un’impresa di successo, porterà a casa 100.000
euro. Altrettanti dollari sono invece assegnati ogni anno a ciascuna delle 6 vincitrici del Premio Cartier per
supportare le loro attività innovative e di successo. Non denaro, ma formazione di altissimo livello è quello che offre il Premio Gamma Donna, che dal 2004 sostiene l’imprenditoria femminile e giovanile. In palio per le vincitrici un Master della 24 Ore Business School, un percorso d’incubazione al Polihub del Politecnico di Milano e sei mesi di mentoring di un manager selezionato dall’associazione Valore D. Una mela d’oro, infine, è il prestigioso premio della Fondazione Marisa Bellisario, forse il primo nato per premiare le carriere femminili. Dal 1989, viene assegnato alle donne “che si distinguono nella professione, nel management, nella scienza, nell’economia, nel sociale, nella cultura e nell’informazione”.
Terzo passo: working hard
Oggi le imprese gestite da donne in Italia sono 1 milione e 330mila: un dato che è destinato a crescere.
Solo alcune di queste sono destinate a vincere premi e ottenere titoli di giornale; tutte, però, sono un grande
investimento per le loro proprietarie, che le portano avanti con energia, impegno e passione. Proprio
“Appassionate” è il titolo di un blog che racconta il mondo dell’imprenditoria femminile nelle sue tante
sfumature, raccogliendo storie di donne “che hanno fatto della loro passione un’impresa”. La passione e l’impegno: proprio questi sono i valori più importanti per un’imprenditrice. Ma per non andare sprecati devono essere supportati e protetti adeguatamente. Un’imprenditrice deve essere amante delle sfide, sapersi adattare al cambiamento, essere pronta a cogliere le novità e le sfide del mercato. Ma deve anche saper costruire basi solide, proteggendo la propria attività da ogni rischio, per iniziare una piccola, o grande, storia di successo.
Era del lavoro precario: i giovani e la loro pensione futura
/in NewsLa soluzione pensionistica più adatta per i lavoratori “a singhiozzo”
Oggi l’occupazione ha mille volti: il lavoro tradizionale a tempo indeterminato è sempre più raro, mentre si affermano percorsi lavorativi intermittenti, contratti a tempo, a chiamata, di collaborazione. Dal 2008 ad oggi il numero di lavoratori a tempo determinato è aumentato del 20% e il mercato del lavoro è affollato da tipologie contrattuali che possono comportare, specie per i più giovani, interruzioni lavorative, percorsi irregolari e discontinui che determinano “vuoti” contributivi, rendendo le aspettative pensionistiche ancora più carenti.
Per questi lavoratori è fondamentale sapere che c’è il modo di assicurarsi un futuro sereno integrando la pensione di base con la previdenza complementare e costruirsi – già oggi – dei “paracadute” da utilizzare in caso di necessità. Dopo aver analizzato le opportunità per chi ha già un contratto a tempo indeterminato, ecco alcuni consigli utili per soddisfare le esigenze di chi ha un percorso lavorativo intermittente.
Una pensione integrativa con la flessibilità di versare quanto vuoi
Lo strumento migliore in grado di adattarsi alle diverse necessità che il lavoratore a singhiozzo può avere durante la sua vita professionale è il PIP, Piano Individuale Pensionistico, la cui adesione è volontaria ed esclusivamente su base individuale. I PIP sono forme pensionistiche individuali realizzate attraverso contratti di assicurazione sulla vita. Al momento dell’adesione il lavoratore – autonomo o libero professionista – stabilisce liberamente l’importo e la periodicitàdella contribuzionee nel corso del tempo può modificare le proprie scelte variando l’entità dei versamenti, oppure effettuandone di aggiuntivi a seconda della disponibilità del momento.
I PIP sono una risposta adeguata al lavoro che cambia
Nel caso di un cambiamento radicale della propria tipologia contrattuale, ad esempio, dopo due anni di partecipazione al PIP si è liberi di trasferire senza costi la propria posizione individuale maturata ad altra forma pensionistica complementare se ritenuta più favorevole. Così come in casi particolari il lavoratore può richiedere – già in fase di accumulo – il riscatto totale o parziale della propria posizione individuale: un’anticipazione per spese sanitarie, in seguito a gravi situazioni relative a sé, al coniuge e ai figli per terapie e interventi straordinari, per l’acquisto o ristrutturazione della prima casa; nonché richiedere, al ricorrere dei requisiti previsti dalla legge, la rendita integrativa temporanea anticipata (RITA, che approfondiremo nella prossima newsletter).
Chi può aderire ai PIP
Possono aderire lavoratori dipendenti o autonomi, liberi professionisti ma anche persone che in quel momento della loro vita non svolgono attività lavorativa, per esempio studenti e casalinghe. È possibile iscrivere ad un PIP anche un familiare maggiorenne fiscalmente a carico; una possibilità interessante per i genitori, che possono cominciare per tempo a contribuire alla stabilità economica futura dei propri figli. Infatti i PIP sono costituiti sotto forma di patrimonio autonomo e separato rispetto a quello della Compagnia: in caso di crisi della società il risparmio previdenziale non viene intaccato, è destinato esclusivamente al pagamento delle pensioni agli aderenti.
Vantaggi fiscali immediati
L’adesione ai PIP determina anche un vantaggio immediato rappresentato dalla possibilità di dedurre dal proprio reddito imponibile i contributi versati nel limite massimo 5.164,57 euro annui, il che si traduce in un risparmio delle imposte da versare variabile a seconda dell’aliquota fiscale. Per esempio, un lavoratore che percepisce un reddito annuo di 15.000 euro e abbia aderito a un PIP versando 3.000 euro annui di contributi, risparmierà 690 euro di imposte.
Costruire il futuro nostro e dei nostri cari
Si può beneficiare delle detrazioni anche per i versamenti contributivi effettuati a favore di un familiare fiscalmente a carico. In questo modo l’avvio di un programma previdenziale per i propri figli diventa vantaggioso anche sotto il profilo fiscale. Soprattutto, attivare un programma previdenziale per un figlio rappresenta un gesto di grande valenza educativa volta a diffondere una cultura previdenziale anche nei più giovani. Quando comincerà a lavorare, il figlio, potrà decidere se continuare a versare in modo autonomo o trasferire il montante accumulato in un altro fondo.
Inizia subito a prenderti cura del tuo domani, basta un piccolo gesto per volersi bene e iniziare a costruire il futuro con serenità anche in caso di “carriere intermittenti”, grazie a un prodotto così flessibile come il PIP UnipolSai Previdenza Futura.
Gli italiani alle vacanze non rinunciano!
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GUIDA ALLA PREVIDENZA COMPLEMENTARE PER I LAVORATORI DIPENDENTI
/in NewsUn giovane che ottiene oggi il tanto ambito posto fisso ha molti motivi per cui festeggiare. Inizierà col pensare a come realizzare i propri sogni (casa, matrimonio, viaggi, figli) mentre la prospettiva della futura pensione non sarà certo una delle sue priorità. Difficile stare dietro alle previsioni che spostano sempre più in là il momento della pensione (per chi entra oggi nel mondo del lavoro se ne parla dopo il 2060, secondo le stime della Covip) o al fatto che ammonterà a circa la metà dell’ultimo stipendio. È qui che devono entrare in scena i genitori, ricordando che il futuro va costruito giorno per giorno e per aiutare i figli a districarsi tra le tante proposte di prodotti finanziari.
Le forme di previdenza complementare: quale scegliere?
Per mantenere anche negli anni del riposo un reddito adeguato è evidente quanto sia importante aderire a una forma di previdenza complementare. Facciamo allora un po’ di chiarezza sulle opzioni per un lavoratore dipendente. Nella prossima newsletter approfondiremo le opportunità pensionistiche per chi fa lavori “intermittenti”.
Il dipendente privato può aderire al fondo pensione aperto anche su base collettiva, qualora tale tipo di adesione sia prevista dai contratti di lavoro, dagli accordi collettivi o dai regolamenti aziendali; i dipendenti pubblici, invece, possono aderire a un fondo aperto o a un PIP solo su base individuale e possono versare solo il contributo individuale, ma non il flusso di TFR.
Come funziona un fondo pensione chiuso
La contribuzione a un Fondo pensione chiuso è costituita da tre elementi:
La futura pensione sarà calcolata sulla base del montante costituito dai versamenti dei contributi sopra citati e dai rendimenti degli stessi maturati nel tempo e conseguiti tramite il loro investimento in strumenti finanziari.
Come funziona un fondo pensione aperto
Il lavoratore dipendente che aderisce a un fondo pensione aperto su base individuale può scegliere l’importo e la periodicità dei versamenti, per esempio decidendo di versare solo il TFR. Se aderisce invece su base collettiva, l’importo minimo della contribuzione è stabilito dagli accordi o dai contratti collettivi ed è prevista la possibilità di versare di più. Chi versa il proprio contributo ottiene anche quello del datore di lavoro. Il contributo versato dal datore di lavoro è un elemento da valutare con attenzione: a parità di condizioni – secondo stime della Covip – consente di ottenere una pensione complementare più alta anche del 17%.
Per una proiezione della futura pensione per noi o per i nostri figli, Unipolsai mette a disposizione Pensione On Line Su Misura, uno strumento pensato appositamente per aiutare a individuare il prodotto previdenziale più adatto e fornire un’indicazione dell’evoluzione nel tempo del piano pensionistico.
Il TFR come fonte di finanziamento
Il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) rappresenta una significativa fonte di finanziamento della previdenza complementare: per questo è importante decidere consapevolmente a riguardo. Un dipendente privato, entro 6 mesi dall’assunzione, deve scegliere se destinarlo alla previdenza complementare o lasciarlo in azienda. Se la scelta non viene effettuata esplicitamente, il datore di lavoro trasferisce il TFR nella forma pensionistica collettiva prevista dagli accordi o dai contratti collettivi o, in caso di più forme pensionistiche, in quella cui ha aderito il maggior numero di dipendenti.
Vantaggi fiscali e sostegno nei momenti critici
Non vanno dimenticati gli immediati vantaggi fiscali: aderire a un fondo pensione comporta infatti la possibilità di dedurre fino a € 5.164,57 all’anno durante la fase di contribuzione. E i rendimenti sono tassati al 20%.
Al momento della pensione, le prestazioni erogate saranno tassate con un’aliquota del 15%, ridotta di una quota pari allo 0,30% per ogni anno eccedente il quindicesimo anno di partecipazione a forme pensionistiche complementari; in questo modo l’aliquota può essere ridotta fino a un minimo del 9%.
La previdenza complementare rappresenta poi un “paracadute” in caso di necessità. Per spese sanitarie, del lavoratore, del congiunto o dei figli, si può ottenere un anticipo della prestazione fino al 75% del montante accumulato.
Trascorsi 8 anni dall’iscrizione alla forma di previdenza complementare, è possibile richiedere un’anticipazione per un importo non superiore al 75% della posizione individuale maturata per l’acquisto della prima casa di abitazione per sé e per i figli o per la ristrutturazione della stessa: una casa tutta per sé diventa un sogno più concreto.
È prevista infine la possibilità di riscatto prima della maturazione dei requisiti pensionistici: nei casi più gravi sarà possibile riscattare totalmente l’intera posizione individuale accumulata – per esempio per cessazione dell’attività lavorativa che determini inoccupazione per un periodo superiore a 4 anni e invalidità permanente che comporti la riduzione della capacità di lavoro a meno di un terzo – sarà, invece, possibile riscattare fino al 50% di quanto accumulato, nel caso di inoccupazione compresa tra 12 e 48 mesi, ovvero in caso di ricorso da parte del datore di lavoro a procedure di mobilità e cassa integrazione ordinaria o straordinaria.
Gli strumenti per costruire giorno dopo giorno una stabilità economica che non diminuisce nel tempo ci sono: pensiamoci sin da ora indirizzando i nostri giovani affinché possano affrontare serenamente ogni fase della propria vita.
Previdenza complementare: cos’è e quali sono i vantaggi
/in NewsChi vuole affrontare serenamente il periodo della pensione, garantendosi una forma di reddito aggiuntivo, può trovare degli strumenti utilissimi nei sistemi di previdenza complementare. Ma come funzionano, quali sono le loro caratteristiche e i vantaggi che sono in grado di offrire?
Il sistema pensionistico pubblico
Il sistema pensionistico italiano è strutturato in base al criterio della ripartizione secondo un “contratto sociale” per cui i contributi versati dai lavoratori vengono utilizzati per pagare le pensioni a coloro che al momento ne hanno diritto. In linea generale, fatte salve alcune eccezioni, oggi per il pensionamento di vecchiaia occorre avere almeno 66 anni e 7 mesi di età e aver versato almeno 20 anni di contributi. E chi raggiunge l’ambito traguardo ha finalmente la possibilità di dedicarsi alle proprie passioni e ai propri interessi, sempre che la situazione economica lo permetta.
Per assicurarsi un reddito adeguato anche negli anni del riposo è bene cominciare a pensarci per tempo, quando ancora mancano molti anni al raggiungimento dell’età pensionabile, aderendo a forme di previdenza complementare da affiancare a quella pubblica.
I tre “pilastri” del sistema pensionistico
La previdenza complementare è il secondo pilastro del sistema pensionistico, il cui scopo è quello di integrare la previdenza obbligatoria, che rappresenta il primo. Il terzo invece è la previdenza integrativa individuale, che ciascuno può realizzare con forme di risparmio autonome (le polizze vita). L’obiettivo è assicurarsi un livello adeguato di tutela pensionistica, che si aggiunga alle prestazioni previste dal sistema pubblico di base.
Aderire alla previdenza integrativa significa accantonare regolarmente durante la vita lavorativa i propri risparmi in una forma pensionistica privata, per ottenere in futuro un reddito che garantisca maggiore sicurezza economica.
È importante attivare una forma di pensione integrativa che rispecchi le nostre esigenze e i nostri obiettivi, valutando la propria attitudine al rischio e gli anni che mancano per arrivare alla pensione pubblica.
Meglio investire da subito sul proprio futuro
Anche se possono aderire alla previdenza integrativa tutti coloro ai quali manchi almeno un anno al conseguimento del trattamento pensionistico, è all’inizio del proprio percorso professionale che si devono mettere le basi per la stabilità economica futura. Maggiore sarà il numero di anni di versamenti, infatti, maggiore sarà il capitale accumulato quando vorremo liquidare la nostra posizione.
Possono aderire lavoratori dipendenti, autonomi, liberi professionisti, soggetti senza reddito o con redditi diversi da quelli del lavoro. Al momento dell’adesione verrà aperta una posizione individuale, che sarà alimentata negli anni dai contributi versati e dai rendimenti maturati. Ogni azione andrà fatta mantenendo sempre un buon grado di flessibilità che consenta di modificare gli importi, sospendere i versamenti e, in determinate situazioni, prelevare una somma come anticipo o riscatto.
Esistono poi anche forme di adesione collettiva, grazie alle quali un gruppo di lavoratori di un’azienda / categoria / regione può sottoscrivere una forma pensionistica complementare destinando a essa le quote del TFR, maturando senza intaccare il proprio reddito mensile. Oltre al TFR, i lavoratori possono anche decidere di effettuare versamenti integrativi per avere in futuro una rendita più elevata. In questo caso, se previsto dal CCNL o da accordi collettivi, anche il datore di lavoro può essere tenuto a contribuire, ricavandone sgravi fiscali significativi. La posizione personale sarà così formata dal TFR, dai versamenti individuali volontari e dai contributi aggiuntivi del datore di lavoro.
I vantaggi della previdenza complementare
Una volta maturati i requisiti per la pensione pubblica, e dopo aver partecipato per almeno cinque anni alla previdenza complementare, potremo scegliere di convertire, totalmente o parzialmente, la nostra posizione individuale in una rendita integrativa erogata per tutta la durata della vita. L’eventuale parte non convertita in rendita sarà liquidata immediatamente in forma di capitale.
Queste forme di previdenza, oltre a costituire uno strumento importante per il mantenimento del tenore di vita al termine dell’attività lavorativa, rappresentano anche un’opportunità di risparmio con caratteristiche vantaggiose. La previdenza complementare gode infatti di un trattamento fiscale agevolato.
In primo luogo, i versamenti volontari sono deducibili dal reddito (fino ad un massimo di € 5.164). Ciò permette di abbattere l’imponibile e di beneficiare di un significativo risparmio di imposte. Facciamo un esempio concreto: un lavoratore con un reddito annuo lordo di 30.000 euro che versi un contributo annuale di 2.000 euro, avrà un risparmio “immediato” di 760 euro a fronte della deduzione di imposta che gli viene riconosciuta.
In secondo luogo, i rendimenti della gestione finanziaria sono soggetti a una tassazione agevolata rispetto ad altre forme di investimento da cui differiscono anche per l’esenzione dal pagamento dell’imposta di bollo. Infine, alla scadenza, la somma dei versamenti dedotti sarà tassata con un’aliquota molto inferiore rispetto a quella di cui si è beneficiato in corso di contratto. Tale aliquota al massimo è del 15% e si riduce progressivamente in base agli anni di appartenenza alla previdenza complementare fino a un minimo del 9%.
Insomma, conviene pensare sin da ora a strumenti efficaci e sicuri e stimolare tutti i nostri cari a farlo. E Quando finalmente potremo godere del meritato riposo, avremo una situazione economica sicuramente più stabile e soddisfacente.
Guidare d’inverno: controlli, pneumatici e tecniche di frenata
/in NewsSi parla di inverno e subito viene in mente la neve, anche se non è questo l’elemento con il quale gli automobilisti devono confrontarsi più di frequente in questi mesi. Per la stagione fredda auto e stile di guida vanno preparati in modo adeguato: le poche ore di luce, la possibilità di dover procedere nella nebbia e le temperature che dopo il tramonto precipitano sotto lo zero sono pericoli da non sottovalutare.
La scelta più importante: gli pneumatici
Per prima cosa dobbiamo pensare alle ruote: sbaglia chi crede che solo se nevica ci possono essere problemi, e che nel caso si possa semplicemente ricorrere alle catene. Anche la pioggia può essere insidiosa e capace di abbassare drasticamente la temperatura dell’asfalto. Le gomme classiche, definite anche “estive”, sono progettate per lavorare al meglio dai 16 gradi in su: entrano in crisi quando il termometro scende sotto i 7 gradi. Sotto questa soglia non assicurano la tenuta ideale, quindi sono possibili perdite di aderenza in curva o in frenata, soprattutto nei primi metri dopo una partenza.
Esistono tuttavia pneumatici espressamente progettati per offrire le migliori prestazioni in queste situazioni: sono chiamati invernali e hanno ben poco in comune con le gomme da neve del passato, specifiche per quell’impiego, ma che risultavano rumorose e poco adatte su asfalto. Le invernali, grazie alla particolare costruzione e alla presenza di intagli (detti lamelle) sul battistrada, sono efficaci su strade gelate e garantiscono non solo la trazione, ma anche e soprattutto stabilità e frenate sicure su percorsi innevati. Si distinguono per la presenza sui fianchi di due marcature particolari: la scritta M+S e il disegno stilizzato di una montagna con tre cime e di un fiocco di neve.
Cosa dice il Codice della strada
In tutte le zone nelle quali tra il 15 novembre e il 15 aprile sono attive le ordinanze invernali sulla circolazione (qui l’elenco completo) il loro montaggio esenta dall’obbligo, alternativo, di avere le catene a bordo. Il Codice della strada prevede che si debbano montare pneumatici uguali sullo stesso asse. In teoria è possibile equipaggiare l’auto con due pneumatici estivi e due invernali, ma questa scelta è sconsigliata perché il comportamento del veicolo risulta molto squilibrato e il rischio di perdite di controllo è ancora più marcato. In alternativa agli invernali puri, il cui costo è in media superiore di circa il 10% rispetto a quelli convenzionali, si stanno diffondendo anche pneumatici “all season”, con le stesse marcature ma con una struttura progettata per risultare efficace in ogni periodo dell’anno, evitando così il cambio stagionale. Per chi invece preferisce le classiche catene, va ricordato che è importante verificare che la loro misura sia compatibile con le dimensioni delle ruote ed è fondamentale prendere confidenza con il montaggio per evitare difficoltà nel momento del bisogno.
CASA, FAMIGLIA, LAVORO. PROFESSIONE “MAMMA ACROBATA”
/in NewsQuanto dura una giornata? Per una madre che lavora, almeno 27 ore. Perché per trovare un equilibrio tra cura dei figli, lavoro e altri mille impegni spesso deve fare almeno due o tre cose insieme: come un’acrobata. Non a caso, da qualche anno esiste una nuova definizione, “mamme acrobate”, che descrive perfettamente la realtà in cui vivono oggi molte donne italiane. Nel 1961, in Italia, ogni donna aveva in media 2,41 figli. Nel 2016, secondo l’Istat, ne ha 1,35. I motivi di questo calo sono tanti: attualmente una donna su due tra i 20 e i 64 anni lavora, e fare un figlio spesso significa rallentare la propria carriera o pagare a baby sitter e asili nido cifre più alte del proprio stipendio. Eppure, anche se molte con l’arrivo dei figli devono rinunciare alla professione, altre continuano a lavorare, cercando di allungare le loro giornate oltre il possibile.
E se per le dipendenti ogni giorno è una corsa a ostacoli, per le imprenditrici e le lavoratrici autonome le cose possono essere ancora più complicate: le ore dedicate ai figli si traducono in mancati guadagni o occasioni perdute. L’altra faccia della medaglia, però, è che alcune forme di lavoro autonomo, con i loro ritmi spesso modellabili e gli orari flessibili, possono essere una soluzione ideale per molte mamme, che si reinventano come blogger, designer, titolari di imprese di catering o asili nido, organizzatrici di eventi.
Le loro storie affollano i numerosissimi gruppi on line e siti nati per connettere queste donne che si rimettono
in gioco, si interrogano e cercano soluzioni per migliorare la qualità della loro vita o, semplicemente, avere un consiglio. E se è vero che una giornata non avrà mai più di 24 ore, trovare un work-life balance ottimale è possibile. Vediamo come.
Primo passo: fare networking
Chi conosce le esigenze e i problemi di una donna meglio di un’altra donna?
Tutte noi sappiamo che senza l’aiuto di amiche, madri, sorelle la nostra vita sarebbe molto più difficile. Ma a volte, il contributo più grande può venire proprio da sconosciute. Per esempio, donne che hanno in comune con noi un percorso professionale, e che possono darci ottimi consigli su come trovare o richiedere un finanziamento, individuare un esperto che ci supporti nelle questioni legali o finanziarie, sfruttare al meglio il web o i social network per promuovere la nostra attività. “Quando le donne raggiungono il successo, è una vittoria per tutti”: è con questa frase che si presenta SheMeansBusiness, programma di Facebook appena arrivato in Italia che promette grandissimi risultati. Una straordinaria finestra per le titolari di piccole o medie imprese o per chi vuole aprirne una: qui troverai informazioni, consigli, testimonianze video. Un mondo intero
da scoprire sul sito ma anche frequentando le lezioni che nel 2018 coinvolgeranno 3.500 donne con incontri di formazione in tutta Italia.
Un network presente in molte città dello Stivale è anche Rete al femminile, associazione nazionale che opera a livello locale. Grazie a questa realtà, le donne che lavorano in proprio possono conoscersi on line ma anche dal vivo, dando vita a relazioni di mentoring tra figure senior e donne all’inizio della loro vita professionale. Aiutare le giovanissime a costruirsi una strada di successo è l’obiettivo dell’Associazione Young Women Network, creata nel 2012 da volontarie che si impegnano a sostenere le professioniste junior con meeting e reti di relazioni, ma anche affidando ciascuna di loro a una mentor esperta che l’aiuti a crescere. Perché, come dice il loro motto “Assieme arriviamo più lontano”.
Secondo passo: dirsi “brava!”
Un lavoro ben fatto merita di essere premiato. E a sostenere le idee e le iniziative delle donne imprenditrici sono molti premi nel mondo e in Italia. Non sono riconoscimenti simbolici: la vincitrice dell’European Prize for
Women Innovators, scelta tra le europee che hanno creato un’impresa di successo, porterà a casa 100.000
euro. Altrettanti dollari sono invece assegnati ogni anno a ciascuna delle 6 vincitrici del Premio Cartier per
supportare le loro attività innovative e di successo. Non denaro, ma formazione di altissimo livello è quello che offre il Premio Gamma Donna, che dal 2004 sostiene l’imprenditoria femminile e giovanile. In palio per le vincitrici un Master della 24 Ore Business School, un percorso d’incubazione al Polihub del Politecnico di Milano e sei mesi di mentoring di un manager selezionato dall’associazione Valore D. Una mela d’oro, infine, è il prestigioso premio della Fondazione Marisa Bellisario, forse il primo nato per premiare le carriere femminili. Dal 1989, viene assegnato alle donne “che si distinguono nella professione, nel management, nella scienza, nell’economia, nel sociale, nella cultura e nell’informazione”.
Terzo passo: working hard
Oggi le imprese gestite da donne in Italia sono 1 milione e 330mila: un dato che è destinato a crescere.
Solo alcune di queste sono destinate a vincere premi e ottenere titoli di giornale; tutte, però, sono un grande
investimento per le loro proprietarie, che le portano avanti con energia, impegno e passione. Proprio
“Appassionate” è il titolo di un blog che racconta il mondo dell’imprenditoria femminile nelle sue tante
sfumature, raccogliendo storie di donne “che hanno fatto della loro passione un’impresa”. La passione e l’impegno: proprio questi sono i valori più importanti per un’imprenditrice. Ma per non andare sprecati devono essere supportati e protetti adeguatamente. Un’imprenditrice deve essere amante delle sfide, sapersi adattare al cambiamento, essere pronta a cogliere le novità e le sfide del mercato. Ma deve anche saper costruire basi solide, proteggendo la propria attività da ogni rischio, per iniziare una piccola, o grande, storia di successo.
CANI E GATTI GOURMAND: RICETTE PER VIZIARLI UN PO’
/in NewsPappe home made, sane e salutari
Oggi che siamo tutti più attenti e consapevoli che un’alimentazione sana sia necessaria al nostro benessere
psicofisico, applichiamo sempre più spesso questo principio anche alla dieta dei nostri animali.
Preparare per loro una pappa fatta in casa permette di controllare provenienza, qualità e conservazione degli ingredienti; il cibo casalingo, inoltre, non contiene additivi o conservanti ed è sempre fresco e ricco di acqua, al contrario di snack e croccantini confezionati.
Diete BARF e cucina casalinga: cosa dobbiamo sapere
Negli Stati Uniti la moda del pet food “fatto in casa” è iniziata già da qualche anno; in particolare, si è affermata la dieta BARF, sigla di Biologically Appropriate Raw Food, “cibo crudo biologicamente appropriato”. Si tratta di un’alimentazione a base di carne cruda e ossa, da molti ritenuta ideale per l’animale
in quanto molto simile a quella che avrebbe se vivesse in natura.
Quello tra gli italiani e gli animali da compagnia è un legame profondo e appassionato: nel nostro Paese, in una casa su tre, vivono un cane o un gatto. Lo dicono i dati Eurispes 2016, che ci raccontano anche un particolare: gli italiani hanno speso oltre 2 miliardi solo per l’alimentazione dei loro amici a quattro zampe. Il costo medio di ogni famiglia per il mantenimento del proprio animale, però, è calato rispetto all’anno precedente. Non sono poche, infatti, le persone che si trovano in difficoltà ad affrontare la spesa, spesso elevata, destinata al pet food. Se un tempo il cane o il gatto di casa non venivano sottoposti a visite veterinarie o si accontentavano degli avanzi della tavola, oggi non è più così. Il mercato offre cibi “su misura” calibrati anche sulla loro età, sul loro stile di vita (sedentario o attivo), sulla loro razza e, naturalmente, sui loro gusti: salmone, trota, selvaggina, vitello, pollo, verdure al vapore, riso e chi più ne ha più ne metta.
Per saperne di più consulta il sito oppure rivolgiti con fiducia al tuo Agente UnipolSai. www.unipolsai.it 4
C’è però chi non è d’accordo, perché il rischio di perforazioni a causa di ossa appuntite o intossicazioni è sì basso, ma non del tutto assente. Più semplice e piacevole, allora, è preparare in casa qualche ricetta speciale. A guidarci nel creare piatti saporiti, sani e nutrizionalmente bilanciati sono i tanti siti o blog nati per promuovere la cucina per pet. Tra i più accurati, quelli di tuttosuigatti o di cucinacasalingapercani di Katya Cervio, educatrice cinofila esperta di alimentazione per gli animali domestici. Una ricetta semplice e gustosa propone di spalmare del lardo (magari pregiato come quello di Colonnata o di Arnad) su crostini di pane. In alternativa si possono preparare deliziose palline “da re”: servono 150 g di polpa di manzo cotta in brodo di carne e poi macinata con 100 g di farina, 100 g di crusca di farro e erbe aromatiche a piacere. Una volta ottenute le nostre piccole palline, si cuociono al forno per 15-20 minuti. Al gatto piaceranno moltissimo anche
i bocconcini al salmone, che si possono preparare mescolando 100 g di filetto di salmone, 100 g di fiocchi d’avena, 150 g di farina di riso, 100 g di farina di frumento, 40 g di barbabietola cotta e un cucchiaino di erba gatta tritata. Dal composto si ricaveranno bocconcini da cuocere al forno per 15-20 minuti.
Gli ingredienti a rischio da evitare a tutti i costi
Cucinare in casa per il nostro pet non significa improvvisare, seguire le indicazioni di un esperto è fondamentale. Siamo a conoscenza di quello che può farci male, ma spesso non sappiamo cosa può far male ai nostri animali.
Qualche esempio?
Gatti e cani in salute, proprietari felici
La salute degli animali, però, non passa solo dal cibo: un buon proprietario deve essere in grado di valutare il benessere del proprio animale e capire eventuali stati di malattia o disagio. Lo stato del pelo, il comportamento e la vitalità sono segnali importanti: cambiamenti improvvisi possono essere sintomi di malessere o stress. Anche l’ambiente in cui vive deve essere adeguato, sicuro e privo di pericoli. Balconi, finestre aperte, forni e lavatrici in funzione ma anche piccoli e banali oggetti in giro per casa possono costituire un rischio. Non sottovalutiamo mai quella che per noi è la normalità. E se i nostri cani e gatti amano vagabondare per il vicinato alla ricerca di avventure, ricordiamoci che possiamo proteggerli anche fuori dalle mura domestiche: dotiamoli di un microchip sottocutaneo. Questo dispositivo, piccolo come un chicco di riso, renderà più facile ritrovarli nel caso si perdessero: una sicurezza in più per loro e una maggiore serenità per noi.
COSA È BENE SAPERE SE SEI UN NEOPATENTATO
/in NewsAuto nuova per i neopatentati?
Una nuova patente in casa è spesso motivo di apprensione, perché comporta una riorganizzazione familiare
che talvolta non riesce ad accontentare tutti. In certi casi si inizia la ricerca di un veicolo adeguato, scegliendo tra l’acquisto di un’auto nuova o di una di seconda mano, in altri ci si deve rassegnare a programmare i turni di utilizzo dell’unico veicolo di famiglia tra tutti i componenti. Qualunque sia la soluzione scelta, bisogna fare i conti con le limitazioni per i neopatentati introdotte negli anni, in particolare quelle inserite nel Codice della Strada nel 2010 e nel 2013. Prima di allora non esistevano barriere e ci si poteva mettere al volante di veicoli di ogni tipo, anche quelli più potenti, mentre oggi i neopatentati (e non solo i diciottenni) possono accedere a un bacino di automobili che deve rimanere all’interno di un determinato
rapporto tra il peso del mezzo espresso in tonnellate e la potenza, misurata in kiloWatt.
Come verificare se l’auto è adatta al neopatentato
A porre i paletti non è la cilindrata o la velocità massima, ma un calcolo matematico che si effettua dividendo la potenza per il peso dell’auto, valori che sono riportati sulla carta di circolazione. Il risultato della divisione deve essere inferiore a 55 kW/t. Non spaventatevi, questo calcolo va fatto solo per i modelli più datati, per quelli recenti invece ci sono sistemi più semplici per scoprire se si può completare l’acquisto. Innanzitutto per le auto nuove i siti web delle case automobilistiche indicano chiaramente se sono a misura di neopatentato, mentre per l’usato il rapporto è riportato direttamente sulla carta di circolazione, oppure si può conoscere digitando il numero di targa sul Portale dell’Automobilista, ottenendo una risposta in tempo reale.
Auto nuova o di seconda mano?
Per chi sceglie di acquistare un’auto per il neopatentato, non resta che decidere se comprarla nuova o di seconda mano. Di norma si tende a puntare su modelli d’occasione, una scelta giustificata dal fatto che l’assenza di esperienza può tradursi presto in qualche contatto indesiderato, più facile da accettare su una carrozzeria non in perfette condizioni. L’usato può essere quindi la scelta giusta, ma a patto di non esagerare con il risparmio, perché la sicurezza non deve mai essere persa di vista; è importante verificare che siano presenti almeno airbag e abs.
Occhio alla velocità, all’alcol e al telefonino
Le limitazioni imposte al neopatentato non riguardano solo peso e potenza dell’auto, ma anche altri aspetti legati alla guida. L’esclusione dalla possibilità di guidare modelli più performanti vale 12 mesi, ma durano tre
anni le limitazioni in tema di velocità e tasso alcolemico nel sangue. Per 36 mesi dalla data del rilascio della
patente non è possibile superare i 90 km/h su strade extraurbane e i 100 in autostrada, mentre è assolutamente vietato bere bevande alcoliche, dato che in caso di controllo il limite deve essere di 0,0 g/l.
Le regole sull’uso del telefonino in auto invece valgono per tutti, non solo per i neopatentati, ma è bene che
i diciottenni di oggi, perennemente connessi, conoscano i pericoli legati all’uso del cellulare alla guida. Basti
pensare che mandare o leggere i messaggi mentre si è al volante fa perdere l’attenzione per una media di 10 secondi, che a 100 km/h significa percorrere 280 metri “a occhi bendati”: detto in questi termini chi lo farebbe mai? Ma se l’appello alla sicurezza non bastasse, è utile ricordare che si rischiano multe fino a 647 euro e il ritiro della patente in caso di recidive. È già pronto un disegno di legge per l’ulteriore inasprimento delle sanzioni.
L’importanza di assicurazione e scatola nera
Con un giovane neopatentato in casa, meglio verificare di avere un’adeguata copertura assicurativa. Se il ragazzo o la ragazza freschi di patente utilizzano un veicolo già presente in famiglia, bisogna accertarsi che la polizza non preveda restrizioni in merito all’età dei conducenti del veicolo. In quel caso, va aggiornata.
Inoltre è meglio usufruire della sicurezza aggiuntiva offerta da Unibox, la scatola nera di UnipolSai, che garantisce un monitoraggio utilissimo per la sicurezza di tutti i conducenti dell’auto: trasmette ad esempio i dati dei km percorsi e fornisce un alert in caso di eventuali incidenti con altri veicoli, urti contro ostacoli, ribaltamenti e uscite di strada. Oltre a questi, sono molti i servizi attivabili e consultabili comodamente dall’app, come il controllo della velocità (eccessi compresi) o delle percorrenze al di fuori di un’area prestabilita.www.unipolsai.it 1
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CHIUSURE 1 / 2 NOVEMBRE
/in NewsMercoledì 1 Novembre
Tutti i Santi
l’Agenzia resta chiusa
Giovedì 2 Novembre
Commemorazione dei Defunti
l’Agenzia chiude alle ore 12.00
Quanto costa un attacco informatico per un’azienda
/in NewsGli attacchi informatici sono sempre più costosi per le aziende che li subiscono. Secondo l’edizione 2022 del “Cost of a data breach report” di Ibm, in Italia, nel 2022 il costo medio di un cyberattacco è stato di 3,7 milioni di euro.
Da anni, ormai, il conto sale: nel 2021 era di 100.000 euro in meno. Il motivo è presto detto: privati e (soprattutto) imprese stanno digitalizzando una porzione sempre più ampia delle proprie attività. Si tratta di un processo necessario, che porta – senza dubbio – enormi vantaggi, ma espone a nuovi rischi.
Le conseguenze di un attacco informatico per un’azienda
Come si fa a raggiungere un danno medio così alto? Un attacco informatico produce una catena di conseguenze, con impatti non solo finanziari e non solo di breve periodo.
Quanto costa un attacco hacker
Per un’azienda, i costi derivanti da un attacco informatico dipendono da molti fattori. Secondo il “Cost of a data breach report”, ci sono alcune condizioni pregresse che attutiscono l’impatto di un evento di hacking, e altri che li amplificano.
Tra i primi figurano la formazione dei dipendenti, corrette procedure di back-up, un adeguato processo di aggiornamento dei sistemi e delle applicazioni, i sistemi di autenticazione a più fattori per entrare nei sistemi aziendali e la protezione assicurativa.
A rendere ogni attacco più costoso contribuiscono invece lacune nelle competenze di sicurezza, il mancato presidio dei rischi derivanti dall’esternalizzazione a terze parti di servizi essenziali e lo smarrimento di dispositivi informatici da parte del personale.
I costi principali di un attacco informatico riguardano:
Come prevenire un attacco informatico
Come si intuisce da quanto detto fino a ora, il sistema di tutela contro gli attacchi informatici non può limitarsi a un intervento “riparatorio”. È necessario definire sistemi di prevenzione e di controllo, che si combinano con soluzioni assicurative.
Investire sulla Cyber Security è ormai necessario per ogni azienda, grande e piccola. Alcuni passi sono fondamentali.
Scudo Cyber, l’assicurazione contro gli attacchi hacker
UnipolSai Scudo Cyber è l’assicurazione dedicata agli studi professionali e alle Pmi italiane per rispondere a questo tipo di minacce, con una serie di vantaggi specifici:
Le garanzie della polizza UnipolSai Scudo Cyber consentono di ridurre i costi conseguenti agli attacchi informatici e potenziare la propria Cyber Security.
La tecnologia al servizio delle flotte aziendali
/in NewsMonitoraggio dei movimenti, niente attese al casello, riduzione dei costi, assistenza: la mobilità smart è oggi a portata di mano anche per le piccole imprese.
La gestione della mobilità aziendale è un elemento spesso sottovalutato. Eppure, si parla – ormai da anni – dei tanti vantaggi che potrebbe offrire, per le imprese, per gli imprenditori e per i dipendenti. Lo ha sottolineato anche l’Onu, che in un rapporto del 2020 dedicato al tema ha riconosciuto il potenziale impatto di una gestione efficace della mobilità aziendale.
Tra i benefici ci sono la riduzione dei tempi di percorrenza e dei consumi, l’impatto ambientale ma anche il benessere dei dipendenti, che passano meno tempo in auto.
Per le singole aziende, gestire le flotte vuol dire ridurre i costi e migliorare l’efficienza organizzativa. Se, fino a pochi anni fa, questi erano vantaggi che riguardavano soprattutto le grandi aziende, la tecnologia ha reso la gestione delle auto aziendali più “democratica” e aperta – con soluzioni pronte all’uso – anche alle piccole attività.
Gestione delle flotte aziendali: cos’è e perché è importante
Per sfruttare tutti i vantaggi che una gestione delle flotte aziendali può offrire, è necessario intraprendere un percorso che parte dalla comprensione delle proprie esigenze e prosegue con un miglioramento continuo. Queste sono le principali tappe.
Tecnologia al servizio delle flotte aziendale: i vantaggi
La tecnologia ha reso accessibili anche alle piccole imprese soluzioni un tempo riservate alle più grandi, attraverso applicazioni e sistemi integrati. Oggi un’ampia gamma di strumenti consente di migliorare l’efficienza e la sicurezza delle operazioni, a prescindere dalle dimensioni dell’azienda.
UnipolMove per la mobilità aziendale
Un esempio dei vantaggi che la tecnologia può apportare alla mobilità è UnipolMove, il sistema di telepedaggio di UnipolTech. Niente code al casello (grazie alle porte dedicate, identificabili grazie al logo dell’Unione Europea posizionato sui cartelli di accesso), più comodità e tempi di percorrenza ridotti. Ma non solo: UnipolMove è una soluzione che accelera la transizione delle imprese verso una mobilità smart e offre diversi vantaggi:
In questo modo, l’utilizzo di strumenti digitali può facilitare la pianificazione e il monitoraggio delle flotte aziendali, con l’obiettivo di aumentare l’efficienza e la produttività della propria impresa. UnipolMove rappresenta la soluzione per traghettare l’impresa verso una mobilità smart. Flessibile, comoda e conveniente.
Come il cambiamento climatico aumenta i rischi per la navigazione in mare
/in NewsIl Mar Mediterraneo si sta “tropicalizzando”. Gli eventi meteorologici estremi sono più frequenti e violenti, mettendo a rischio imbarcazioni e porti.
Il mare è imprevedibile, lo è sempre stato. Ma il cambiamento climatico sta rendendo il meteo più volubile. È un problema ambientale, ma anche per chi naviga al largo delle coste italiane, oggi esposte a fenomeni un tempo tipici delle aree tropicali.
Secondo uno studio dell’Environmental Change Institute dell’ Università di Oxford, pubblicato sulla rivista Nature nel gennaio 2023, quasi nove porti su dieci in tutto il mondo sono esposti a rischi crescenti a causa del riscaldamento globale, con una stima complessiva di 7,6 miliardi di dollari l’anno di danni generati da cicloni e tempeste, più frequenti e più potenti.
È un tema che tocca molto da vicino anche il Mar Mediterraneo, vista la sua tendenza alla “tropicalizzazione”. Per chi naviga, diventa quindi sempre più importante tutelare l’imbarcazione e tutti coloro che sono a bordo.
Cambiamenti climatici e mare: quali sono gli effetti
I cambiamenti climatici influenzano significativamente il mare, accentuando la portata o la frequenza di alcuni fenomeni atmosferici e allargandone il raggio d’azione.
Cambi atmosferici repentini: i rischi per la navigazione in mare
Visto l’enorme impatto ambientale, è chiaro che tutte le attività a contatto con il mare saranno condizionate, navigazione compresa. Con quali conseguenze?
Come tutelare la propria imbarcazione dagli eventi atmosferici in mare
Chi naviga in mare dovrebbe quindi essere sempre consapevole dei rischi associati al cambiamento climatico e prendere misure adeguate per ridurli. Per tutelare la propria imbarcazione dagli eventi atmosferici, è necessario seguire alcune raccomandazioni. Si tratta di semplici indicazioni di buon senso, che però possono diventare decisive in caso di meteo avverso.
Naturalmente, una polizza assicurativa che copra i rischi associati a eventi atmosferici è fondamentale per ridurre al minimo i danni. Unipolsai Navigare è la soluzione di UnipolSai sia per unità da diporto e motori amovibili sia per navi o natanti ad uso commerciale, con numerosi vantaggi:
La stipula di un’assicurazione adeguata è fondamentale, tanto quanto le altre misure e accorgimenti necessari per tutelare la propria imbarcazione dagli eventi atmosferici in mare.
chiusura sedi Oriago e Mogliano
/in NewsRiprendono i viaggi tra nuove abitudini e desiderio di sicurezza
/in NewsEcco perché è importante proteggere la propria vacanza dagli imprevisti
Gli italiani tornano a viaggiare. Un fenomeno confermato anche dall’Istat, secondo cui i primi nove mesi del 2022 hanno segnato una forte ripresa turistica in continuità con l’anno precedente, dove l’80% è tornato a fare viaggi. (secondo l’osservatorio EY Future Travel Behaviours).
Tale ripresa, nei primi nove mesi del 2022 – sempre secondo l’Istat – è stata trainata dalle vacanze per lo più brevi che hanno registrato un incremento del 46,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. E anche per il 2023 gli italiani sono già pronti a partire tra nuove esigenze e maggiore desiderio di sicurezza.
Come sono cambiate le abitudini degli italiani dopo la pandemia
Uno studio 2021 dell’osservatorio EY Future Travel Behaviours, rileva come sono cambiate le abitudini di viaggio degli italiani:
Gli italiani prediligono le vacanze in Italia: 2 intervistati su 3 hanno dichiarato di preferire un viaggio nel Bel Paese.
I dati mostrano che il 65% degli intervistati è propenso a dedicare i propri soggiorni al relax e al riposo, ma anche a scoprire nuovi luoghi e fare interessanti esperienze culturali gastronomiche (61%) oltre che stare in compagnie di amici e familiari (46%). C’è anche chi approfitterà di un viaggio per lavorare da remoto.
In aumento rispetto al 2020 anche l’utilizzo di treno e aereo rispetto ai mezzi personali, ma con livelli ancora inferiori rispetto al 2019, e con alcune differenze per fascia d’età che rivelano un incremento consistente dei voli aerei per gli under 40.
Gli italiani mostrano una grande attenzione al tema della sostenibilità per i propri viaggi. Il 74% degli intervistati nello studio ha dichiarato sì di essere attento a comodità e convenienza, ma allo stesso tempo di compiere scelte di viaggio mostrando interesse alla sostenibilità del proprio viaggio. Una scelta che si tramuta in maggiore consapevolezza nella selezione dei trasporti da utilizzare come ad esempio: viaggi aerei che riducano il proprio impatto ambientale, utilizzo di carburanti green e disponibilità a pagare anche di più per garantire la compensazione delle emissioni di CO2 dei propri spostamenti.
E per il 2023? Sempre secondo lo studio dell’osservatorio EY Future Travel Behaviours, emerge che i viaggi per motivi di vacanza continuano a crescere rispetto al calo dovuto alla pandemia e che gli italiani sono al primo posto per voglia di viaggiare.
Nonostante sia l’auto che la moto continuano ad essere il mezzo maggiormente utilizzato da parte dei viaggiatori in vacanza, l’aereo è ancora il secondo mezzo più diffuso.
Se il ritmo dei viaggi sta tornando lentamente ai livelli pre-pandemia, continuano a destare particolare preoccupazione soprattutto le condizioni degli aeroporti e i possibili imprevisti che possono derivare dal mettersi oggi in viaggio come annullamenti, ritardi o bagagli smarriti.
Preoccupano infatti, le già annunciate cancellazioni di oltre 500 voli al giorno da parte delle compagnie aeree – come si evince dal Corriere della Sera – e di altri migliaia di voli che potrebbero essere a rischio soprattutto nel periodo estivo.
Situazioni che inducono i viaggiatori ad essere impauriti al verificarsi delle condizioni di rischio e disagio già vissute nella scorsa estate tra lunghe code negli aeroporti, migliaia di voli cancellati, bagagli smarriti, scioperi e ritardi.
Come si legge sempre dal Corriere della Sera , almeno altri 100 mila voli programmati nel periodo giugno-settembre sono a rischio nei prossimi giorni. A destare preoccupazione sono in particolare i mesi di giugno e di luglio: in questi due mesi, nel 2022, le principali compagnie hanno cancellato il 2,83% (giugno) e l’1,83% (luglio) dei voli. Un record che dovrebbe restare tale.
Perché è importante proteggere il proprio viaggio
Che sia per piacere, studio o lavoro in Italia, in Europa o nel mondo è importante sapere che si tratta di situazioni in cui i viaggiatori potrebbero necessitare di coperture assicurative che siano in grado di proteggere sé stessi ed il proprio viaggio.
La polizza viaggi UnipolSai è l’assicurazione ideale per affrontare il tuo viaggio in piena tranquillità. È una soluzione che puoi personalizzare in base alle tue esigenze grazie alle diverse garanzie che puoi scegliere per la tua polizza.
Ad esempio, se sei costretto a dover annullare il tuo viaggio a causa di malattia o infortunio, puoi ottenere un rimborso per la penale addebitata dall’operatore turistico grazie alla garanzia annullamento.
Non solo, nel caso in cui un evento atmosferico catastrofale o un evento sociopolitico impediscano il regolare svolgimento dei servizi turistici e si renda necessaria una modifica del viaggio, la garanzia opzionale rischio Zero ti permette di avere il rimborso delle spese sostenute per l’acquisto di servizi turistici alternativi (ad esempio spese alberghiere) o del costo della parte di viaggio non usufruita, in caso di rientro anticipato.
E se il tuo mezzo di trasporto è in ritardo, con la garanzia opzionale ritardo Partenza in caso di ritardo superiore ad 8 ore del tuo mezzo di trasporto in partenza dall’Italia puoi ottenere un’indennità.
Approfitta subito del 50% di sconto sul premio della tua polizza e…viaggia rassicurato. Fai subito un preventivo o informati presso la tua Agenzia UnipolSai.
Previsioni turismo 2023, più sicurezza per la tua struttura ricettiva
/in NewsL’importanza di tutelare l’attività ricettiva in vista del boom di presenze dei prossimi mesi.
Il 2022 sarà ricordato come l’anno della ripresa per il settore turistico italiano post pandemia. È stato stimato un giro di affari complessivo pari a 77 miliardi di euro, con presenze superiori ai 770 milioni di visitatori, ovvero il +16,7% sul 2021 (fonti Enit e Isnart-Unioncamere, febbraio 2023).
Decisamente incoraggianti anche le previsioni per il 2023, che rafforzano il trend di crescita. Grazie al boom dei turisti stranieri, il 2023 si prospetta come un anno eccezionale sul fronte arrivi e partenze. Via libera quindi ad un certo ottimismo dopo il biennio nero della pandemia che, fra lockdown e restrizioni, aveva ridotto al minimo i flussi di visitatori. Ma la cautela è d’obbligo, perché lo scenario politico-economico internazionale riserva ancora molte incognite, alla luce del conflitto russo-ucraino, della crisi energetica e del conseguente aumento dei prezzi delle materie prime e dell’inflazione. Per i titolari di strutture ricettive e stabilimenti balneari è fondamentale tutelarsi su tutti i fronti. Ma quali sono le giuste misure da prendere? Proviamo a delineare le soluzioni più adatte, differenziandole in base alle diverse esigenze di chi opera nel comparto.
Previsioni turismo 2023: che cosa aspettarsi
Il nostro Paese è una meta molto amata dagli stranieri. Affascina per lo stile di vita, la proposta enogastronomica e un tipo di vacanza “slow”, che coniuga il relax alle proposte artistico-culturali. È quanto emerge anche da una recente indagine di Enit condotta su un campione di 5.004 viaggiatori provenienti da Austria, Francia, Germania, Inghilterra, Olanda, Polonia, Spagna, Svezia, Svizzera e Stati Uniti. Il 37,7% degli intervistati ha affermato di avere intenzione di soggiornare in Italia nel corso del 2023, con un picco di presenze durante la stagione estiva. Le destinazioni più quotate sono le località di mare, scelte dal 36,8% del target, seguite dalle città d’arte, apprezzate dal 31,7%.
Attività ricettive e stabilimenti balneari: quali sono i rischi e come tutelarsi
L’offerta turistica italiana è molto articolata e include numerose tipologie di alloggi: dai tradizionali hotel ai bed&breakfast, passando per le case vacanza gestite dai privati. Ma l’elenco include anche i rifugi, i villaggi turistici, gli ostelli, i residence, le pensioni, le locande, gli alberghi diffusi, i motel e ovviamente gli stabilimenti balneari. Un universo di possibilità e servizi specifici, che necessitano di coperture assicurative ad hoc.
La lista delle principali garanzie connesse alle attività ricettive e agli stabilimenti balneari include:
A fronte di tutte queste garanzie, appare evidente come l’unico modo per prevenire i rischi e contenere i danni sia quello di proteggere la propria struttura stipulando un’assicurazione dedicata. UnipolSai suggerisce due diversi tipi di soluzioni: Albergo&Servizi per le attività alberghiere ed extra alberghiere e InSpiaggia per gli stabilimenti balneari.
È l’assicurazione dedicata alle attività alberghiere ed extra alberghiere (compresi gli stabilimenti balneari annessi alla struttura ricettiva fino ad un massimo di 50 ombrelloni). Offre una serie di garanzie e servizi esclusivi, a cominciare dagli indennizzi per le perdite legate alle piogge: il Salva Estate, attivo da giugno a settembre compreso, e il Salva Weekend, nei fine settimana da giugno a settembre compreso. Include anche un sostegno per le perdite economiche derivanti dalla forzata inattività della struttura. Assicura in caso di danni da incendio, fulmine, esplosione, implosione e scoppio, fumo, gas. E si può estendere la polizza anche per sinistri da eventi atmosferici, fuoriuscita di liquidi e atti vandalici. Dopo un danno grave, è possibile concordare l’intervento di tecnici specializzati, per mettere in sicurezza e ripristinare velocemente i locali. Zero franchigie e zero anticipi di denaro: un network di artigiani sempre a disposizione potrà riparare velocemente il tutto senza preoccupazioni e perdite di tempo.
È l’assicurazione dedicata agli stabilimenti balneari, complessi non annessi ad una struttura ricettiva oppure annessi ad una struttura ricettiva con un numero di ombrelloni superiore a 50. Impianti sportivi e piscine, intrattenimento, centri benessere, spazio giochi: qualunque sia il livello di accoglienza riservato ai clienti, con questa soluzione si hanno garanzie su misura, assistenza h 24 e tanti servizi per proteggere il proprio lavoro e semplificarsi la vita. Dal Salvastagione alla riparazione diretta passando per la protezione del reddito: una diaria giornaliera per ogni giorno di forzata inattività dovuta alla mancata erogazione di acqua, energia elettrica, gas o per un provvedimento di non balneabilità. Tra i plus a disposizione anche la responsabilità civile, che tutela anche per i danni che i clienti dovessero procurarsi utilizzando gli impianti sportivi o partecipando alle attività di intrattenimento. Ultima, ma non certo per importanza, la protezione digitale, che copre le spese per malfunzionamenti del software, per la ricostituzione dei dati, per l’uso indebito dei dati di clienti e per la rimozione da internet di informazioni lesive.
Con UnipolSai Albergo&Servizi e InSpiaggia, tu scegli la sicurezza e i tuoi clienti scelgono la tua attività. Per un’estate senza nuvole, in cui il tuo business può risplendere.
Attività commerciali, come proteggersi dai rischi
/in NewsLe attività commerciali sono esposte a numerosi rischi, molti dei quali difficili da prevedere. Tra gli incidenti più frequenti ci sono quelli causati dai fenomeni elettrici: un cortocircuito o una variazione di corrente possono provocare danni più o meno gravi alle strutture e alle persone, imponendo uno stop all’operatività. Lo stesso vale per i fenomeni atmosferici, come ad esempio i fulmini che possono generare incendi, specialmente in presenza di grandi volumi di carta e altri materiali infiammabili. Un altro tema da considerare per gli esercenti è quello del rischio di truffe o furto di merci e attrezzature all’interno del proprio locale. E spesso, accanto ai danni economici arrecati dalla sottrazione di beni e materiali, vanno considerati quelli provocati dallo scasso di porte, finestre e altri elementi strutturali. Da qui l’importanza di una tutela ad hoc, che permetta agli esercenti di proteggersi da questi eventi.
Quali sono i principali rischi per un’attività commerciale
Tra i rischi di una attività commerciale più importanti da considerare ci sono:
Come fronteggiare i rischi di una attività commerciale
Per tutelarsi contro i rischi di un’attività commerciale e salvaguardare la propria azienda è fondamentale affidarsi ad un gruppo assicurativo solido e competente. UnipolSai gode della fiducia di 16 milioni di clienti e si avvale della rete agenziale più grande d’Italia. In particolare, la polizza UnipolSai Focus Commercio offre una serie di garanzie specifiche pensate per i diversi tipi di business. Si spazia dalle coperture per danni ai beni, rc e furto, ma è possibile integrare anche con soluzioni per la tutela legale, la protezione digitale, gli eventi catastrofali e la copertura salvastagione per i ristoratori.
La sezione danni ai beni include:
La soluzione dedicata a Veicoli+Autoriparatori prevede in particolare:
Per quanto riguarda le stazioni di servizio, invece, copre:
Chi gestisce un’attività commerciale deve fare i conti con il rischio truffe legate all’acquisto di prodotti e servizi, ma anche con i possibili contenziosi relativi alla proprietà o alla locazione degli immobili, senza dimenticare le eventuali cause di lavoro e i richiami disciplinari connessi ai propri dipendenti. Tutte situazioni che per essere risolte hanno bisogno dell’intervento di un avvocato. La tutela legale di UnipolSai assicura un supporto su qualsiasi controversia di natura professionale o privata, anche relativa al recupero crediti, prevenendo così lunghe e complesse cause in tribunale.
Sono previsti indennizzi anche in caso di danni alle merci in refrigerazione sugli automezzi o al trasporto di merci per le attività di ristorazione che si occupano di servizi di catering (per i quali è attiva anche una copertura in caso di furto). La garanzia supplementare trattamenti estetici, invece, copre la responsabilità civile per danni alla persona causati da prodotti cosmetici e da trattamenti di bellezza, compresa l’attività di trucco permanente e la tecnica della micropigmentazione.
Le coperture per i commercianti sono disponibili anche per uffici e studi professionali con la Protezione Digitale, la Riparazione Diretta, eventi catastrofali rimborsabili fino al 100% della somma assicurata.
Ma le casistiche e le garanzie non finiscono qui. Le coperture per i commercianti sono disponibili anche per uffici e studi commerciali e professionali per i danni agli immobili ma anche per l’utilizzo di portatili fuori ufficio e la protezione digitale.
È possibile completare la polizza includendo servizi come la riparazione diretta per avere a disposizione un network di artigiani che ripara il danno senza alcun esborso da parte del cliente.
Per ogni tipo di business, il profilo assicurativo per operare in tutta sicurezza.
Lavoro e tempo libero: la sicurezza di essere sempre tutelati
/in NewsQuando si parla di infortuni, vengono subito in mente quelli sul lavoro, la cui incidenza nel nostro Paese resta purtroppo ancora molto elevata. Nel 2022 sono stati denunciati ben 697.773 incidenti, con un aumento del +25,7% sul 2021 (fonte: Inail, dicembre 2022). Ma la casistica riguarda anche quelli che si verificano al di fuori dell’ambito lavorativo, ad esempio tra le mura domestiche (stimati dall’Istat in più di 3 milioni all’anno), durante il tempo libero, nel tragitto casa-ufficio o, ancora, mentre si trascorre qualche giorno di vacanza.
Una fatalità, una piccola disattenzione possono avere un impatto significativo sulla vita professionale e personale di chi resta coinvolto, con conseguenze impattanti sia nel breve che nel lungo periodo. Un infortunio, infatti, può causare il ricovero in ospedale, la perdita di giorni di lavoro, la necessità di effettuare un periodo di riabilitazione o l’avvio di un’azione legale. In alcuni casi, le conseguenze non permettono di tornare a svolgere la propria attività in modo regolare. E questo incide sulla stabilità economica del singolo.
Come evitare tutto questo? Scegliendo una polizza infortuni completa e personalizzata secondo le proprie esigenze.
Cos’è una polizza infortuni e a cosa serve
Per polizza infortuni si intende un’assicurazione che tutela in caso di incidenti sul lavoro, in casa e nel tempo libero, ad esempio durante un viaggio o l’attività sportiva. Chi la sottoscrive è protetto 24 ore su 24 dalle numerose tipologie di infortunio. Inoltre, ha diritto alla copertura delle spese mediche e fisioterapiche all’interno di strutture all’avanguardia e convenzionate con personale medico specializzato, tariffe scontate e cure in tempi rapidi. In caso di morte o riconoscimento di inattività o invalidità permanente, viene fornito un supporto economico a titolo di indennizzo.
I rischi e le conseguenze degli infortuni
La casistica dei principali infortuni sul lavoro e fuori dal contesto lavorativo è molto variegata. Per praticità possiamo distinguerli in:
Pensando alle conseguenze di un infortunio, invece, lo scenario include:
La polizza infortuni garantisce diverse forme di assistenza e coperture quali:
Vengono inoltre coperte le spese legali per richieste di risarcimento danni a seguito di azioni di terzi che hanno provocato un infortunio:
Con la polizza infortuni è possibile estendere le garanzie anche i propri cari per una protezione ancora più completa.
Perché scegliere una polizza infortuni
Stipulare una polizza infortuni vi permette di vivere sereni la vostra quotidianità lavorativa ed extra lavorativa. Vi troverete preparati e sarete sempre tutelati sia dal punto di vista medico, che economico e legale.
Scegliere una soluzione su misura, capace di rispondere al meglio alle proprie esigenze, è fondamentale. UnipolSai Infortuni Premium 2.0 è un’assicurazione personalizzabile che protegge dalle conseguenze di un infortunio in casa, sul lavoro e nel tempo libero, 24 ore su 24. Sempre incluso in polizza, il servizio Tariffe Agevolate SiSalute che permette di effettuare esami, visite e accertamenti diagnostici a prezzi ridotti in oltre 1800 strutture sanitarie convenzionate con SiSalute sul territorio nazionale. Si prenota senza liste di attesa e si hanno sconti sulle prestazioni fino al 30% in meno rispetto alle tariffe di mercato. Insomma, tanti motivi in più per decidere di vivere tutelati.
Nasce Welbee, la piattaforma welfare per tutte le aziende
/in NewsScopri com’è facile creare un piano di benefit per i tuoi dipendenti.
La cultura del welfare aziendale aumenta la sua diffusione tra le imprese italiane. Può essere definito come l’insieme dell’erogazione dei beni e prestazione di servizi che un’azienda riconosce ai propri lavoratori, dipendenti e familiari, frutto di una scelta imprenditoriale oppure esito di una contrattazione collettiva. Si spazia dagli asili nido aziendali ai servizi per la salute, come le polizze sanitarie. Ancora, comprende pacchetti di flexible benefit, ad esempio buoni spesa, shopping, carburante, servizi ricreativi e culturali.
Chi rivede i propri modelli organizzativi aziendali nell’ottica del welfare può ottenere vantaggi per tutti: l’impresa e i lavoratori, questi ultimi sempre più alla ricerca di un equilibrio tra la vita professionale e quella privata.
Welfare aziendale: un’opportunità per le imprese
Sono diversi gli aspetti che dimostrano come il welfare aziendale, grazie a un maggiore benessere, sia un volano in grado di far crescere la gratificazione dei lavoratori e l’efficienza delle imprese:
I progetti di welfare aziendale non sono statici ma evolvono insieme all’azienda, ai lavoratori, alla comunità che li ospita, alla situazione sociopolitica e socioeconomica. Il welfare, infatti, si sta focalizzando sempre più verso la personalizzazione del servizio, capace di aderire a nuovi bisogni dei lavoratori.
Un progetto di welfare, dunque, è più efficace e appetibile. Coinvolgere i lavoratori in maniera attiva, magari con un catalogo dell’offerta dei benefit che tenga conto dei loro suggerimenti, può portare ad un risultato migliore.
È con questo spirito che nasce Welbee, la piattaforma online multicanale di welfare aziendale del Gruppo Unipol: una soluzione welfare adatta a qualsiasi azienda, indipendentemente dalle dimensioni ed esigenze. Con Welbee puoi accompagnare la tua azienda in tutte le fasi necessarie per la creazione di un piano di welfare personalizzato e ottimizzato, dall’analisi dei bisogni fino alla misurazione dell’impatto socioeconomico del progetto.
Cosa comprende Welbee
I servizi comprendono:
Perché scegliere una piattaforma per il welfare aziendale
Le piattaforme di welfare aziendale sono uno strumento che permette di gestire in modo semplice i piani di welfare per le aziende: forniscono un’unica interfaccia di riferimento per consentire al beneficiario e all’azienda di accedere a tutti i benefit previsti.
Una piattaforma organizzata in modo funzionale e intuitivo permette all’azienda di amministrare il pacchetto di benefit e costruire piani personalizzati per il dipendente, che a sua volta può gestire online in autonomia i beni e i servizi welfare più utili nei limiti previsti dalla legge e da eventuali altri vincoli imposti dall’azienda.
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