Quanto dura una giornata? Per una madre che lavora, almeno 27 ore. Perché per trovare un equilibrio tra cura dei figli, lavoro e altri mille impegni spesso deve fare almeno due o tre cose insieme: come un’acrobata. Non a caso, da qualche anno esiste una nuova definizione, “mamme acrobate”, che descrive perfettamente la realtà in cui vivono oggi molte donne italiane. Nel 1961, in Italia, ogni donna aveva in media 2,41 figli. Nel 2016, secondo l’Istat, ne ha 1,35. I motivi di questo calo sono tanti: attualmente una donna su due tra i 20 e i 64 anni lavora, e fare un figlio spesso significa rallentare la propria carriera o pagare a baby sitter e asili nido cifre più alte del proprio stipendio. Eppure, anche se molte con l’arrivo dei figli devono rinunciare alla professione, altre continuano a lavorare, cercando di allungare le loro giornate oltre il possibile.
E se per le dipendenti ogni giorno è una corsa a ostacoli, per le imprenditrici e le lavoratrici autonome le cose possono essere ancora più complicate: le ore dedicate ai figli si traducono in mancati guadagni o occasioni perdute. L’altra faccia della medaglia, però, è che alcune forme di lavoro autonomo, con i loro ritmi spesso modellabili e gli orari flessibili, possono essere una soluzione ideale per molte mamme, che si reinventano come blogger, designer, titolari di imprese di catering o asili nido, organizzatrici di eventi.
Le loro storie affollano i numerosissimi gruppi on line e siti nati per connettere queste donne che si rimettono
in gioco, si interrogano e cercano soluzioni per migliorare la qualità della loro vita o, semplicemente, avere un consiglio. E se è vero che una giornata non avrà mai più di 24 ore, trovare un work-life balance ottimale è possibile. Vediamo come.
Primo passo: fare networking
Chi conosce le esigenze e i problemi di una donna meglio di un’altra donna?
Tutte noi sappiamo che senza l’aiuto di amiche, madri, sorelle la nostra vita sarebbe molto più difficile. Ma a volte, il contributo più grande può venire proprio da sconosciute. Per esempio, donne che hanno in comune con noi un percorso professionale, e che possono darci ottimi consigli su come trovare o richiedere un finanziamento, individuare un esperto che ci supporti nelle questioni legali o finanziarie, sfruttare al meglio il web o i social network per promuovere la nostra attività. “Quando le donne raggiungono il successo, è una vittoria per tutti”: è con questa frase che si presenta SheMeansBusiness, programma di Facebook appena arrivato in Italia che promette grandissimi risultati. Una straordinaria finestra per le titolari di piccole o medie imprese o per chi vuole aprirne una: qui troverai informazioni, consigli, testimonianze video. Un mondo intero
da scoprire sul sito ma anche frequentando le lezioni che nel 2018 coinvolgeranno 3.500 donne con incontri di formazione in tutta Italia.
Un network presente in molte città dello Stivale è anche Rete al femminile, associazione nazionale che opera a livello locale. Grazie a questa realtà, le donne che lavorano in proprio possono conoscersi on line ma anche dal vivo, dando vita a relazioni di mentoring tra figure senior e donne all’inizio della loro vita professionale. Aiutare le giovanissime a costruirsi una strada di successo è l’obiettivo dell’Associazione Young Women Network, creata nel 2012 da volontarie che si impegnano a sostenere le professioniste junior con meeting e reti di relazioni, ma anche affidando ciascuna di loro a una mentor esperta che l’aiuti a crescere. Perché, come dice il loro motto “Assieme arriviamo più lontano”.
Secondo passo: dirsi “brava!”
Un lavoro ben fatto merita di essere premiato. E a sostenere le idee e le iniziative delle donne imprenditrici sono molti premi nel mondo e in Italia. Non sono riconoscimenti simbolici: la vincitrice dell’European Prize for
Women Innovators, scelta tra le europee che hanno creato un’impresa di successo, porterà a casa 100.000
euro. Altrettanti dollari sono invece assegnati ogni anno a ciascuna delle 6 vincitrici del Premio Cartier per
supportare le loro attività innovative e di successo. Non denaro, ma formazione di altissimo livello è quello che offre il Premio Gamma Donna, che dal 2004 sostiene l’imprenditoria femminile e giovanile. In palio per le vincitrici un Master della 24 Ore Business School, un percorso d’incubazione al Polihub del Politecnico di Milano e sei mesi di mentoring di un manager selezionato dall’associazione Valore D. Una mela d’oro, infine, è il prestigioso premio della Fondazione Marisa Bellisario, forse il primo nato per premiare le carriere femminili. Dal 1989, viene assegnato alle donne “che si distinguono nella professione, nel management, nella scienza, nell’economia, nel sociale, nella cultura e nell’informazione”.
Terzo passo: working hard
Oggi le imprese gestite da donne in Italia sono 1 milione e 330mila: un dato che è destinato a crescere.
Solo alcune di queste sono destinate a vincere premi e ottenere titoli di giornale; tutte, però, sono un grande
investimento per le loro proprietarie, che le portano avanti con energia, impegno e passione. Proprio
“Appassionate” è il titolo di un blog che racconta il mondo dell’imprenditoria femminile nelle sue tante
sfumature, raccogliendo storie di donne “che hanno fatto della loro passione un’impresa”. La passione e l’impegno: proprio questi sono i valori più importanti per un’imprenditrice. Ma per non andare sprecati devono essere supportati e protetti adeguatamente. Un’imprenditrice deve essere amante delle sfide, sapersi adattare al cambiamento, essere pronta a cogliere le novità e le sfide del mercato. Ma deve anche saper costruire basi solide, proteggendo la propria attività da ogni rischio, per iniziare una piccola, o grande, storia di successo.
Come proteggere noi e il nostro gatto dai possibili rischi
/in NewsIl legame tra uomo e gatto è intenso e antico: questi piccoli felini ci affascinano da sempre per la loro personalità e la loro indipendenza. Appaiono distaccati e talvolta sembrano desiderare la solitudine, ma sono capaci a modo loro di cercare la nostra vicinanza e darci affetto incondizionato. Hanno un mondo interiore complesso e mutevole, che si manifesta di volta in volta col gioco, l’irrequietezza, la capacità di rilassarsi completamente, la curiosità. Forse è per questo che li sentiamo affini a noi e li amiamo profondamente.
Il nostro gatto, esploratore per natura
Sembra una tigre o una pantera in miniatura, ma non è solo questo che ne fa un predatore; in lui la tendenza a esplorare è innata e fortissima. Per questo, appena arrivato in casa, impara ad aprire le porte per curiosare negli angoli più nascosti. E, soprattutto, scopre come uscire: dal cancello, se abbiamo un giardino, ma anche da finestre e terrazzi. È un avventuriero per natura e come tale può andare incontro a qualche rischio.
Prima di tutto quello di cadere. Anche se i gatti hanno una straordinaria agilità e un senso dell’equilibrio che consente loro di girarsi durante un volo nel vuoto e attutire l’impatto con le zampe, a volte possono scivolare accidentalmente da davanzali e aree esterne dei nostri appartamenti. Capita per distrazione, paura, o magari perché si addormentano e un colpo di vento li sorprende.
Le conseguenze, in questi casi, possono essere anche gravi: dalla frattura delle zampe a forti traumi al torace o alla mandibola. E non è detto che cadere da grandi altezze sia peggio che farlo dal secondo piano: uno studio dell’Associazione dei veterinari americani ha dimostrato che le ferite di gatti caduti dal balcone sono peggiori se il volo è inferiore a sette piani. Come mai? Perché le cadute più lunghe danno loro il tempo di rilassarsi e acquisire la posizione ‘a paracadute’ che li aiuta a distribuire meglio l’impatto sulle zampe. Il vero record segnalato nello studio è però quello di un gatto precipitato dal 32° piano: dopo 48 ore di clinica veterinaria è tornato a casa senza traumi, a parte un dente scheggiato.
Eventi così estremi, per fortuna, sono rari. Di solito, il nostro gatto esce felicemente di casa senza difficoltà per godere delle sue attività preferite: segnare il territorio, azzuffarsi con il gatto dei vicini, cacciare topolini o uccelli. I pericoli, però, non sono pochi. Il più grande sono le auto: la velocità con cui il gatto d’improvviso attraversa la strada può sorprendere i guidatori e causare incidenti anche di grande entità.
Gatti randagi, cani e altri piccoli nemici
A minacciare il nostro felino sono anche i suoi simili: nelle contese per il territorio con altri gatti (o con un cane) può riportare graffi e morsi. Nella maggior parte dei casi si tratta di ferite di poco conto, ma occorre fare attenzione che non si infettino. Se dopo una rissa notiamo gonfiori strani o sospetti, non esitiamo a contattare il veterinario.
Le grane per il gatto non finiscono qui: può essere attaccato da pulci e altri parassiti in seguito ai suoi incontri con i randagi o può venire a contatto con veleni o sostanze tossiche abbandonate in giro (antigelo, insetticidi o pesticidi vari).
Un altro rischio è quello di non riuscire a tornare a casa. Può capitare perché è rimasto chiuso dietro un portone, intrappolato in uno spazio ristretto – come una tubatura – o è salito su un tetto o un albero dal quale non riesce più a scendere. Imprevisti strani, ma tutti possibili: i vigili del fuoco lo sanno bene.
Il gatto e i vicini: un incontro non sempre felice
Per chi ama i gatti è difficile immaginare che qualcuno possa non volerli intorno, ma è così. In effetti, alcune delle loro abitudini possono causare qualche danno ai vicini di casa: per esempio possono sradicare fiori e piantine o distruggere aiuole perfettamente modellate scavando nel terreno per fare i bisogni.
Oppure possono aprire con le unghie i sacchetti della spazzatura e spargerne il contenuto; o ancora marcare il territorio con getti di urina e rigare il cofano (o il tettuccio apribile) dell’auto nuova di zecca parcheggiata davanti casa. Nel peggiore dei casi arrivano a graffiare qualcuno.
Tutti questi incidenti, oltre a essere spiacevoli, possono anche costare cari: secondo la legge «il proprietario di un animale o chi se ne serve per il tempo in cui l’ha in uso, è responsabile dei danni cagionati dall’animale , sia che fosse sotto la sua custodia, sia che fosse smarrito o fuggito, salvo che provi il caso fortuito ». E anche quando la legge non ci obbliga a pagare, offrirsi di rimediare al danno è un buon esempio di civismo, oltre che opportuno per mantenere una relazione di buon vicinato.
Passeggiare senza pericoli? Ecco come
Il rimedio a pericoli e danni causati (o subiti) dal nostro quattrozampe? Di certo, non chiuderlo in casa: significherebbe reprimerne l’istinto naturale, cosa che per molti proprietari è impensabile. Possiamo però fare in modo che le sue passeggiate siano il più possibile sicure. Ecco come:
Con questi accorgimenti il nostro gatto potrà godersi le sue passeggiate senza farci preoccupare. Per stare ancora più sereni, è possibile proteggere preventivamente lui e noi dai rischi più frequenti grazie a polizze dedicate.
La natura fiera e selvaggia del nostro piccolo predatore non si può cambiare, ma possiamo prepararci al meglio per affrontare ogni imprevisto.
Come evitare gli imprevisti per il tuo business
/in NewsPrevenire i danni elettrici
Una delle incidenze maggiori nei sinistri delle attività imprenditoriali e commerciali sono i danni elettrici. Spesso la causa è un cortocircuito, ovvero un contatto fortuito tra due parti di un impianto che funzionano a potenziale diverso, oppure una variazione di corrente che riguarda il cambiamento del livello di intensità nell’energia elettrica rispetto a quanto previsto dai dispositivi. Anche fenomeni di causa atmosferica come i fulmini possono causare vere e proprie scariche elettriche provocando gravi incendi specie laddove c’è accumulo di carta e materiali infiammabili.
Per proteggere impianti e apparecchiature da questo tipo di inconvenienti è bene installare uno scaricatore di sovratensioni, un dispositivo in grado di scaricare a terra la tensione in eccesso causata proprio da fulmini o altri eventi esterni che altrimenti danneggerebbero irreparabilmente i sistemi elettronici. Un’altra soluzione, ugualmente valida, è utilizzare un gruppo di continuità o UPS (Uninterruptible Power Supply), un apparecchio che si collega alla rete di alimentazione e fornisce energia anche in caso di sbalzi elettrici. Questo meccanismo che funziona come una batteria d’emergenza, assicura che non vi siano picchi di tensione nella rete mantenendola stabile e proteggendola dai blackout.
Prevenire i furti con scasso e rottura
Secondo l’Istat, l’Istituto nazionale di statistica, le percentuali di furti e rapine sono in calo negli ultimi anni; tuttavia commercianti e imprenditori si trovano spesso a fare i conti con effrazioni di ladri all’interno dei propri locali. Il danno economico arrecato dai malviventi non deriva solo della sottrazione dei beni appartenenti all’attività, ma anche da quelli, anche molto ingenti, provocati dello scasso di porte o finestre d’accesso. Impedire questa eventualità non è semplice, ma esistono delle accortezze per scongiurarla.
Prevenire danni da grandine, trombe d’aria e uragani
I guasti provocati da agenti atmosferici avversi non riguardano solo fulmini e temporali. La grandine può essere un grande nemico ad esempio per i veicoli aziendali. Una prevenzione tutto sommato semplice da attuare è quella di dotarsi di un hail protector, un telo copri auto elettrico che si gonfia se comincia a grandinare. È un prodotto americano ma viene spedito in tutto il mondo. Il costo è sostenuto (fino a oltre un migliaio di dollari a seconda dei modelli) ma è la soluzione più adeguata, specialmente se i veicoli sono molto costosi. L’alternativa è preparare da sé una protezione che possa attutire i colpi nei punti più sensibili della vettura, utilizzando 2-3 strati di pluriball e infine coprendo il tutto con un telo protettivo classico.
Nei casi più estremi di maltempo con fenomeni molto violenti come trombe d’aria o perfino uragani, il consiglio è anzitutto quello di mettere se stessi e il proprio personale in sicurezza, possibilmente ai piani più bassi dell’edificio, lontani da porte e finestre. È opportuno ricordarsi di bloccare l’erogazione di luce e gas per evitare perdite e cortocircuiti e scongiurare il pericolo dei fulmini che possono causare sbalzi di tensione e incendi.
Tutelarsi in caso di danni verso terzi
I danni con responsabilità civile verso terzi (o RCT) riguardano quelle situazioni in cui ci si trova a dover pagare un terzo a titolo di risarcimento per danni causati involontariamente durante lo svolgimento del proprio lavoro. Questi possono riguardare danneggiamenti di cose o lesioni personali anche molto gravi.
Sono eventualità che possono capitare ma non sempre possono essere previste. Per fortuna, come suggerito, esistono accorgimenti preventivi che, se messi in atto, riducono il rischio di essere danneggiati. E con una polizza assicurativa adeguata si possono affrontare gli imprevisti in tutta tranquillità.
È infatti fondamentale che commercianti e imprenditori possano esercitare con serenità la propria attività al sicuro dai rischi che spesso sfuggono a ogni controllo. Fare della propria passione un lavoro è sicuramente un obiettivo di molti, ma essere pronti ad affrontare tutte le difficoltà del caso spesso fa la differenza tra una piccola avventura e una grande storia di successo.
Preparare la moto per l’arrivo della primavera
/in NewsIn moto in sicurezza: la corretta manutenzione per tornare in sella in primavera
Dopo aver messo a riposo la moto a fine autunno, si avvicina il momento di tornare a muoversi su due ruote. La primavera arriva all’improvviso e con i primi tepori il desiderio di riprovare quel senso di libertà che solo la moto riesce a regalare si fa sentire più forte che mai. Tuttavia non è il caso di farsi trovare impreparati: se in autunno sono state effettuate tutte le operazioni consigliate, sono necessari ora alcuni interventi prima di scendere nel box, girare la chiave, avviare il motore e partire.
Un po’ di burocrazia per cominciare
Prima ancora di dedicarsi alla meccanica, è necessario verificare di avere riattivato la copertura assicurativa (se la polizza consentiva la sospensione): una dimenticanza può costare cara, oltre che essere molto pericolosa. Conviene spendere qualche minuto anche nel controllo delle “carte” fondamentali:
È importante che la revisione in officina sia effettuata entro la fine dello stesso mese in cui è stata effettuata quella precedente. Il costo della revisione varia in funzione della struttura nella quale è effettuata: è di 45€ nei centri della Motorizzazione, di 62,25€ nelle agenzie ACI e di 66,80€ nelle officine autorizzate. In caso di dimenticanza, la sanzione amministrativa va da un minimo di 169€ ad un massimo di 680€. Ma se l’omessa revisione viene accertata in autostrada, alla ‘multa’ si aggiunge il fermo amministrativo del veicolo, e bisogna proseguire il viaggio a piedi.
È il momento di un check-up completo
Finalmente è il momento di occuparsi della moto per verificare che tutto sia pronto per riprendere la strada. Si inizia da un’ispezione del terreno sul quale era parcheggiata alla ricerca di eventuali macchie: se ci sono, indicano la presenza di perdite da riparare. Ecco come procedere con ordine, se siete bravi in officina: altrimenti meglio affidare il vostro mezzo a un meccanico esperto.
1. Controllo livello olio e impianto frenante
Il primo passo è il controllo dei livelli, cominciando da quello dell’olio per passare a quello dei liquido dell’impianto frenante. A questo proposito è necessaria un’attenzione particolare per identificare la presenza di aria nell’impianto. Questa presenza può essere evidenziata da una risposta non costante della leva o del pedale del freno. La corsa e la ‘consistenza’ dei comandi devono essere uguali; se invece le risposte a una serie di sollecitazioni variano, significa che c’è dell’aria nel circuito e bisogna provvedere allo spurgo. Un’operazione che un meccanico può effettuare rapidamente con un costo che non supera i 10€.
Se invece il liquido contenuto nei serbatoi risulta torbido e scuro, significa che è esausto e probabilmente è entrata dell’umidità. In questo caso bisogna provvedere a sostituire tutto il liquido idraulico contenuto nell’impianto e il costo sale, intorno ai 25€, poiché bisogna aggiungere il prezzo del prodotto.
2. Controllo carica e livello batteria
Sempre in tema di batteria, se questa è stata collegata a un mantenitore di tensione è sicuramente funzionante. È uno strumento piuttosto economico (il suo costo si aggira intorno ai 50€) e ci risparmia molte seccature. Se la batteria si fosse scaricata va avviato un ciclo di ricarica, e basterà collegarla al mantenitore di carica. Una volta appurato che lo stato di carica è buono, si procede a collegare i cavi, facendo attenzione a rispettare la polarità, con il filo nero da collegare al polo negativo e quello rosso al positivo.
Anche la batteria ha un suo liquido, ma il ripristino del livello è possibile solo se l’accumulatore è dotato di tappi di ispezione degli elementi e non è del tipo sigillato.
3. Controllo dei liquidi di radiatore e pompa della frizione
Ulteriori liquidi da verificare sono quello del radiatore per i motori dotati di raffreddamento ad ‘acqua’ (in realtà per il rabbocco si usano prodotti che hanno il doppio ruolo di allontanare il rischio di congelamento e alzare la temperatura di ebollizione). Il raffreddamento a liquido è una soluzione più evoluta rispetto a quello classico ad aria diffuso in passato e oggi molto più raro (affidato unicamente a una serie di alette sul cilindro del motore). Mantiene costante la temperatura di esercizio del motore, indipendentemente dalle condizioni climatiche. In questo caso nelle pareti del cilindro è contenuto un liquido, la cui temperatura è regolata da un termostato e da un radiatore.
Su alcuni modelli, soprattutto di grossa cilindrata, il comando della frizione non è affidato al classico cavo, ma a un impianto idraulico che rende più agevole e meno faticosa la spinta dei dischi interni. In questo caso sono necessarie le stesse verifiche richieste dai freni con comando idraulico.
4. Ispezione battistrada e controllo della pressione di gonfiaggio delle gomme
Si passa quindi all’ispezione delle gomme. Si inizia ripristinando la pressione consigliata dal costruttore per poi accertarsi che non vi siano perdite d’aria, che il battistrada non abbia raggiunto il limite dell’usura (per scoprirlo non è necessario un calibro, bastano gli indicatori in rilievo presenti all’interno dei canali: se sono allo stesso livello dei tasselli è arrivato il momento di cambiare pneumatici) e non siano presenti tagli o rigonfiamenti sui fianchi.
5. Check delle luci e avvio del motore
Dopo aver verificato il funzionamento di tutte le luci, compresi indicatori di direzione e illuminazione della targa, è il momento di avviare e lasciar girare per qualche minuto il motore al minimo. Un’iniziale fumosità dello scarico in questa fase non deve preoccupare, soprattutto se la moto è stata parcheggiata sulla stampella laterale e non sul cavalletto centrale.
Tutto ciò può dipendere dal fatto che una parte del lubrificante entra direttamente nei cilindri e alla prima accensione dopo molto tempo brucia insieme alla benzina, provocando una fumata azzurrognola, che termina rapidamente. Se invece continua il problema può essere più serio e bisogna provvedere a far controllare la compressione all’interno dei cilindri.
Poi, appena possibile, bisogna provvedere a effettuare un pieno di carburante.
Smartphone: facciamo il pieno di app
Prima di rimettersi in moto vale la pena di assicurarsi che sullo smartphone siano presenti alcune app molto preziose per il motociclista. Si tratta di semplici programmi (scaricabili gratuitamente sia per iOS che per Android) che contribuiscono a semplificare alcune operazioni rispetto al passato.
Per consultare le tracce GPS, la miglior soluzione è quella di montare una borsa da serbatoio dotata di una parte superiore trasparente. Meglio comunque seguire le istruzioni vocali grazie gli auricolari Bluetooth per non rischiare di distrarsi dalla guida. In tutti gli altri casi, la consultazione delle app va effettuata prima di partire. E se c’è necessità di consultare il proprio smartphone, non resta che accostare in una zona di sosta lungo la strada. Anche una piccola distrazione infatti può avere conseguenze gravi.
Se tutto è a posto si può finalmente tornare in sella, inserire la prima e partire, ma solo dopo avere scoperto le ultime novità in tema di polizze assicurative che anche per le moto possono fornire quella protezione in più che solo un dispositivo satellitare può garantire.
Previdenza complementare: cos’è e quali sono i vantaggi
/in NewsChi vuole affrontare serenamente il periodo della pensione, garantendosi una forma di reddito aggiuntivo, può trovare degli strumenti utilissimi nei sistemi di previdenza complementare. Ma come funzionano, quali sono le loro caratteristiche e i vantaggi che sono in grado di offrire?
Il sistema pensionistico pubblico
Il sistema pensionistico italiano è strutturato in base al criterio della ripartizione secondo un “contratto sociale” per cui i contributi versati dai lavoratori vengono utilizzati per pagare le pensioni a coloro che al momento ne hanno diritto. In linea generale, fatte salve alcune eccezioni, oggi per il pensionamento di vecchiaia occorre avere almeno 66 anni e 7 mesi di età e aver versato almeno 20 anni di contributi. E chi raggiunge l’ambito traguardo ha finalmente la possibilità di dedicarsi alle proprie passioni e ai propri interessi, sempre che la situazione economica lo permetta.
Per assicurarsi un reddito adeguato anche negli anni del riposo è bene cominciare a pensarci per tempo, quando ancora mancano molti anni al raggiungimento dell’età pensionabile, aderendo a forme di previdenza complementare da affiancare a quella pubblica.
I tre “pilastri” del sistema pensionistico
La previdenza complementare è il secondo pilastro del sistema pensionistico, il cui scopo è quello di integrare la previdenza obbligatoria, che rappresenta il primo. Il terzo invece è la previdenza integrativa individuale, che ciascuno può realizzare con forme di risparmio autonome (le polizze vita). L’obiettivo è assicurarsi un livello adeguato di tutela pensionistica, che si aggiunga alle prestazioni previste dal sistema pubblico di base.
Aderire alla previdenza integrativa significa accantonare regolarmente durante la vita lavorativa i propri risparmi in una forma pensionistica privata, per ottenere in futuro un reddito che garantisca maggiore sicurezza economica.
È importante attivare una forma di pensione integrativa che rispecchi le nostre esigenze e i nostri obiettivi, valutando la propria attitudine al rischio e gli anni che mancano per arrivare alla pensione pubblica.
Meglio investire da subito sul proprio futuro
Anche se possono aderire alla previdenza integrativa tutti coloro ai quali manchi almeno un anno al conseguimento del trattamento pensionistico, è all’inizio del proprio percorso professionale che si devono mettere le basi per la stabilità economica futura. Maggiore sarà il numero di anni di versamenti, infatti, maggiore sarà il capitale accumulato quando vorremo liquidare la nostra posizione.
Possono aderire lavoratori dipendenti, autonomi, liberi professionisti, soggetti senza reddito o con redditi diversi da quelli del lavoro. Al momento dell’adesione verrà aperta una posizione individuale, che sarà alimentata negli anni dai contributi versati e dai rendimenti maturati. Ogni azione andrà fatta mantenendo sempre un buon grado di flessibilità che consenta di modificare gli importi, sospendere i versamenti e, in determinate situazioni, prelevare una somma come anticipo o riscatto.
Esistono poi anche forme di adesione collettiva, grazie alle quali un gruppo di lavoratori di un’azienda / categoria / regione può sottoscrivere una forma pensionistica complementare destinando a essa le quote del TFR, maturando senza intaccare il proprio reddito mensile. Oltre al TFR, i lavoratori possono anche decidere di effettuare versamenti integrativi per avere in futuro una rendita più elevata. In questo caso, se previsto dal CCNL o da accordi collettivi, anche il datore di lavoro può essere tenuto a contribuire, ricavandone sgravi fiscali significativi. La posizione personale sarà così formata dal TFR, dai versamenti individuali volontari e dai contributi aggiuntivi del datore di lavoro.
I vantaggi della previdenza complementare
Una volta maturati i requisiti per la pensione pubblica, e dopo aver partecipato per almeno cinque anni alla previdenza complementare, potremo scegliere di convertire, totalmente o parzialmente, la nostra posizione individuale in una rendita integrativa erogata per tutta la durata della vita. L’eventuale parte non convertita in rendita sarà liquidata immediatamente in forma di capitale.
Queste forme di previdenza, oltre a costituire uno strumento importante per il mantenimento del tenore di vita al termine dell’attività lavorativa, rappresentano anche un’opportunità di risparmio con caratteristiche vantaggiose. La previdenza complementare gode infatti di un trattamento fiscale agevolato.
In primo luogo, i versamenti volontari sono deducibili dal reddito (fino ad un massimo di € 5.164). Ciò permette di abbattere l’imponibile e di beneficiare di un significativo risparmio di imposte. Facciamo un esempio concreto: un lavoratore con un reddito annuo lordo di 30.000 euro che versi un contributo annuale di 2.000 euro, avrà un risparmio “immediato” di 760 euro a fronte della deduzione di imposta che gli viene riconosciuta.
In secondo luogo, i rendimenti della gestione finanziaria sono soggetti a una tassazione agevolata rispetto ad altre forme di investimento da cui differiscono anche per l’esenzione dal pagamento dell’imposta di bollo. Infine, alla scadenza, la somma dei versamenti dedotti sarà tassata con un’aliquota molto inferiore rispetto a quella di cui si è beneficiato in corso di contratto. Tale aliquota al massimo è del 15% e si riduce progressivamente in base agli anni di appartenenza alla previdenza complementare fino a un minimo del 9%.
Insomma, conviene pensare sin da ora a strumenti efficaci e sicuri e stimolare tutti i nostri cari a farlo. E Quando finalmente potremo godere del meritato riposo, avremo una situazione economica sicuramente più stabile e soddisfacente.
Sei un medico o svolgi una professione legata al mondo della sanità?
/in NewsSei un medico o svolgi una professione legata al mondo della sanità? Sei un dipendente di aziende sanitarie pubbliche o private, oppure sei un medico convenzionato con il Servizio Sanitario Nazionale? Questo post è per te…
Lo scorso primo aprile è entrata in vigore la Legge 24/2017 “Disposizioni in materia di sicurezza delle cure e della persona assistita, nonché in materia di responsabilità professionale degli Esercenti le Professioni Sanitarie”.
Chiunque svolga una professione sanitaria, dal medico all’infermiere passando da farmacisti, terapisti, psicologi e persino educatori professionali, dovrà necessariamente adeguarsi alla normativa.
Il legislatore, nello specifico, introduce importanti modifiche nell’ambito della “responsabilità medica” proponendosi l’obiettivo di ridurre il contenzioso civile e penale a carico delle Strutture e del Personale Sanitario oltre che per una maggior tutela dei professionisti del settore e per migliorare il sistema risarcitorio nei confronti del paziente.
Il fulcro del sistema diventa la struttura sanitaria i cui margini di responsabilità sono molto ampi, ma a carico di chi svolge professioni sanitarie viene posto l’ obbligo di stipulare una Polizza di Responsabilità civile per colpa grave.
Rivolgiti ai nostri consulenti per maggiori informazioni.
Come rendere più green la tua azienda (risparmiando)
/in NewsPochi minuti al giorno per mantenersi in forma
/in News10 consigli per liberarci degli oggetti inutili
/in NewsGuidare d’inverno: controlli, pneumatici e tecniche di frenata
/in NewsSi parla di inverno e subito viene in mente la neve, anche se non è questo l’elemento con il quale gli automobilisti devono confrontarsi più di frequente in questi mesi. Per la stagione fredda auto e stile di guida vanno preparati in modo adeguato: le poche ore di luce, la possibilità di dover procedere nella nebbia e le temperature che dopo il tramonto precipitano sotto lo zero sono pericoli da non sottovalutare.
La scelta più importante: gli pneumatici
Per prima cosa dobbiamo pensare alle ruote: sbaglia chi crede che solo se nevica ci possono essere problemi, e che nel caso si possa semplicemente ricorrere alle catene. Anche la pioggia può essere insidiosa e capace di abbassare drasticamente la temperatura dell’asfalto. Le gomme classiche, definite anche “estive”, sono progettate per lavorare al meglio dai 16 gradi in su: entrano in crisi quando il termometro scende sotto i 7 gradi. Sotto questa soglia non assicurano la tenuta ideale, quindi sono possibili perdite di aderenza in curva o in frenata, soprattutto nei primi metri dopo una partenza.
Esistono tuttavia pneumatici espressamente progettati per offrire le migliori prestazioni in queste situazioni: sono chiamati invernali e hanno ben poco in comune con le gomme da neve del passato, specifiche per quell’impiego, ma che risultavano rumorose e poco adatte su asfalto. Le invernali, grazie alla particolare costruzione e alla presenza di intagli (detti lamelle) sul battistrada, sono efficaci su strade gelate e garantiscono non solo la trazione, ma anche e soprattutto stabilità e frenate sicure su percorsi innevati. Si distinguono per la presenza sui fianchi di due marcature particolari: la scritta M+S e il disegno stilizzato di una montagna con tre cime e di un fiocco di neve.
Cosa dice il Codice della strada
In tutte le zone nelle quali tra il 15 novembre e il 15 aprile sono attive le ordinanze invernali sulla circolazione (qui l’elenco completo) il loro montaggio esenta dall’obbligo, alternativo, di avere le catene a bordo. Il Codice della strada prevede che si debbano montare pneumatici uguali sullo stesso asse. In teoria è possibile equipaggiare l’auto con due pneumatici estivi e due invernali, ma questa scelta è sconsigliata perché il comportamento del veicolo risulta molto squilibrato e il rischio di perdite di controllo è ancora più marcato. In alternativa agli invernali puri, il cui costo è in media superiore di circa il 10% rispetto a quelli convenzionali, si stanno diffondendo anche pneumatici “all season”, con le stesse marcature ma con una struttura progettata per risultare efficace in ogni periodo dell’anno, evitando così il cambio stagionale. Per chi invece preferisce le classiche catene, va ricordato che è importante verificare che la loro misura sia compatibile con le dimensioni delle ruote ed è fondamentale prendere confidenza con il montaggio per evitare difficoltà nel momento del bisogno.
CASA, FAMIGLIA, LAVORO. PROFESSIONE “MAMMA ACROBATA”
/in NewsQuanto dura una giornata? Per una madre che lavora, almeno 27 ore. Perché per trovare un equilibrio tra cura dei figli, lavoro e altri mille impegni spesso deve fare almeno due o tre cose insieme: come un’acrobata. Non a caso, da qualche anno esiste una nuova definizione, “mamme acrobate”, che descrive perfettamente la realtà in cui vivono oggi molte donne italiane. Nel 1961, in Italia, ogni donna aveva in media 2,41 figli. Nel 2016, secondo l’Istat, ne ha 1,35. I motivi di questo calo sono tanti: attualmente una donna su due tra i 20 e i 64 anni lavora, e fare un figlio spesso significa rallentare la propria carriera o pagare a baby sitter e asili nido cifre più alte del proprio stipendio. Eppure, anche se molte con l’arrivo dei figli devono rinunciare alla professione, altre continuano a lavorare, cercando di allungare le loro giornate oltre il possibile.
E se per le dipendenti ogni giorno è una corsa a ostacoli, per le imprenditrici e le lavoratrici autonome le cose possono essere ancora più complicate: le ore dedicate ai figli si traducono in mancati guadagni o occasioni perdute. L’altra faccia della medaglia, però, è che alcune forme di lavoro autonomo, con i loro ritmi spesso modellabili e gli orari flessibili, possono essere una soluzione ideale per molte mamme, che si reinventano come blogger, designer, titolari di imprese di catering o asili nido, organizzatrici di eventi.
Le loro storie affollano i numerosissimi gruppi on line e siti nati per connettere queste donne che si rimettono
in gioco, si interrogano e cercano soluzioni per migliorare la qualità della loro vita o, semplicemente, avere un consiglio. E se è vero che una giornata non avrà mai più di 24 ore, trovare un work-life balance ottimale è possibile. Vediamo come.
Primo passo: fare networking
Chi conosce le esigenze e i problemi di una donna meglio di un’altra donna?
Tutte noi sappiamo che senza l’aiuto di amiche, madri, sorelle la nostra vita sarebbe molto più difficile. Ma a volte, il contributo più grande può venire proprio da sconosciute. Per esempio, donne che hanno in comune con noi un percorso professionale, e che possono darci ottimi consigli su come trovare o richiedere un finanziamento, individuare un esperto che ci supporti nelle questioni legali o finanziarie, sfruttare al meglio il web o i social network per promuovere la nostra attività. “Quando le donne raggiungono il successo, è una vittoria per tutti”: è con questa frase che si presenta SheMeansBusiness, programma di Facebook appena arrivato in Italia che promette grandissimi risultati. Una straordinaria finestra per le titolari di piccole o medie imprese o per chi vuole aprirne una: qui troverai informazioni, consigli, testimonianze video. Un mondo intero
da scoprire sul sito ma anche frequentando le lezioni che nel 2018 coinvolgeranno 3.500 donne con incontri di formazione in tutta Italia.
Un network presente in molte città dello Stivale è anche Rete al femminile, associazione nazionale che opera a livello locale. Grazie a questa realtà, le donne che lavorano in proprio possono conoscersi on line ma anche dal vivo, dando vita a relazioni di mentoring tra figure senior e donne all’inizio della loro vita professionale. Aiutare le giovanissime a costruirsi una strada di successo è l’obiettivo dell’Associazione Young Women Network, creata nel 2012 da volontarie che si impegnano a sostenere le professioniste junior con meeting e reti di relazioni, ma anche affidando ciascuna di loro a una mentor esperta che l’aiuti a crescere. Perché, come dice il loro motto “Assieme arriviamo più lontano”.
Secondo passo: dirsi “brava!”
Un lavoro ben fatto merita di essere premiato. E a sostenere le idee e le iniziative delle donne imprenditrici sono molti premi nel mondo e in Italia. Non sono riconoscimenti simbolici: la vincitrice dell’European Prize for
Women Innovators, scelta tra le europee che hanno creato un’impresa di successo, porterà a casa 100.000
euro. Altrettanti dollari sono invece assegnati ogni anno a ciascuna delle 6 vincitrici del Premio Cartier per
supportare le loro attività innovative e di successo. Non denaro, ma formazione di altissimo livello è quello che offre il Premio Gamma Donna, che dal 2004 sostiene l’imprenditoria femminile e giovanile. In palio per le vincitrici un Master della 24 Ore Business School, un percorso d’incubazione al Polihub del Politecnico di Milano e sei mesi di mentoring di un manager selezionato dall’associazione Valore D. Una mela d’oro, infine, è il prestigioso premio della Fondazione Marisa Bellisario, forse il primo nato per premiare le carriere femminili. Dal 1989, viene assegnato alle donne “che si distinguono nella professione, nel management, nella scienza, nell’economia, nel sociale, nella cultura e nell’informazione”.
Terzo passo: working hard
Oggi le imprese gestite da donne in Italia sono 1 milione e 330mila: un dato che è destinato a crescere.
Solo alcune di queste sono destinate a vincere premi e ottenere titoli di giornale; tutte, però, sono un grande
investimento per le loro proprietarie, che le portano avanti con energia, impegno e passione. Proprio
“Appassionate” è il titolo di un blog che racconta il mondo dell’imprenditoria femminile nelle sue tante
sfumature, raccogliendo storie di donne “che hanno fatto della loro passione un’impresa”. La passione e l’impegno: proprio questi sono i valori più importanti per un’imprenditrice. Ma per non andare sprecati devono essere supportati e protetti adeguatamente. Un’imprenditrice deve essere amante delle sfide, sapersi adattare al cambiamento, essere pronta a cogliere le novità e le sfide del mercato. Ma deve anche saper costruire basi solide, proteggendo la propria attività da ogni rischio, per iniziare una piccola, o grande, storia di successo.