Mascherine. Perché è importante continuare a utilizzarle
Le tipologie e i consigli per l’uso, per proteggere se stessi e gli altri.
In questi mesi abbiamo imparato a utilizzarle superando lo sconforto iniziale. Oggi siamo consapevoli del fatto che le mascherine continueranno a far parte della nostra quotidianità almeno fino a quando le autorità preposte non dichiareranno cessata la diffusione della pandemia.
Mentre gli scienziati di tutto il mondo lavorano per mettere a punto il vaccino che dovrà essere distribuito alla popolazione mondiale, aumentano le informazioni sulle caratteristiche del virus e sull’efficacia dei metodi per evitare il contagio. Il distanziamento sociale e l’uso delle mascherine sono considerati i comportamenti più appropriati e utili per combattere la diffusione del virus.
Le tipologie di macherine
Esistono tre macro-categorie di mascherine: dispositivi di protezione individuale (DPI), dispositivi medici (DM) e mascherine «di comunità» (quelle di stoffa). I DPI comprendono le mascherine con le sigle FFP (Filtering Face Piece). I DM comprendono le mascherine chirurgiche riservate a malati (o medici). Le mascherine di comunità comprendono quelle usa e getta o lavabili e possono essere comprate o fatte in casa con diversi materiali: possiamo definirle un «presidio igienico».
Le mascherine chirurgiche
Sono costituite da strati di tessuto-non-tessuto e sono monouso. Questo perchè la loro capacità filtrante è molto alta verso l’esterno, ma ridotta verso chi la indossa. Non aderendo perfettamente ai contorni del viso, la mascherina chirurgica lascia entrare le particelle aeree di piccole dimensioni (aerosol), ma impedisce la fuoriuscita da bocca e naso delle goccioline di secrezioni respiratorie (droplet). L’utilità è massimizzata se vengono indossate da tutte le persone che si trovano nello stesso ambiente. Sono spesso utilizzate nell’ambiente scolastico e di lavoro.
Le mascherine FFP
Sono certificate in base alla loro capacità di filtraggio. Il gruppo FFP1 (meno comune) ha una una capacità filtrante di aerosol garantita del 72%, il FFP2 del 94% e il FFP3 del 99%. Solo FFP2 e FFP3 sono ritenute idonee a proteggere dagli agenti patogeni a trasmissione aerea, devono avere marchio CE e l’indicazione UNI EN 149 e devono essere indossate con una tecnica precisa (la procedura corretta è facilmente rintracciabile sul web).
Fanno parte dei veri e propri dispositivi salvavita per medici e infermieri che lavorano a stretto contatto con i malati di Covid-19.
Le “mascherine di comunità”
Quelle di stoffa. Non sono soggette a particolari certificazioni, e vanno dunque considerate come una semplice barriera fisica per limitare la diffusione del Covid-19 Il loro potere filtrante è condizionato dal tipo di stoffa e dal numero di strati, ma indicativamente possiamo considerare che siano meno efficaci di una mascherina chirurgica sia in entrata, ma soprattutto in uscita (quindi non vanno bene per i malati).
Nella grande varietà di mascherine di comunità, dai test si evince che: molti tessuti fanno un buon lavoro filtrando le particelle virali più grandi (droplets), ma sono poco efficaci invece per le goccioline più piccole (aerosol). Nella maggior parte dei casi, le fibre naturali (cotone) hanno prestazioni migliori di quelle sintetiche e due strati sono meglio di uno.
Infine, è bene ricordare che le mascherine rappresentano una misura complementare per il contenimento della trasmissione del virus e non possono in alcun modo sostituire il distanziamento fisico.
Dobbiamo prenderci cura di noi stessi e proteggere il prossimo. Lo possiamo fare solamente attraverso l’uso di dispositivi di protezione, agire secondo le regole e applicare il buon senso, evitando le situazioni rischiose. In questa difficile impresa possiamo fare ricorso anche a nuove coperture assicurative che sostengono noi e la nostra famiglia lungo tutto il percorso di gestione e uscita dall’emergenza.